The wild, wild rose

Il musical in mandarino conobbe un enorme successo negli anni Cinquanta e Sessanta; si tratta di un fenomeno di ampia portata, che coinvolse non solamente l'ex colonia britannica ma anche tutti il sud est asiatico e le chinatown sparse per il mondo.

 

THE WILD, WILD ROSEYe meigui zhi lian

 

Wang Tianlin
Hong Kong, 1960, b/n, 134'
Con: Ge Lan (Grace Chang), Zhang Yang, Su Feng, Liu Enjia

La maggior parte dei cineasti cinesi attivi negli studi di Shanghai si spostarono, dopo la guerra o dopo il 1949, a Hong Kong. Là poterono sviluppare quei generi di intrattenimento interdetti in Cina. Su tutti, il musical in mandarino conobbe un enorme successo negli anni Cinquanta e Sessanta; si tratta di un fenomeno di ampia portata, che coinvolse non solamente l'ex colonia britannica ma anche tutti il sud est asiatico e le chinatown sparse per il mondo: ne è riprova l'omaggio che Tsai Ming-liang tributa a Grace Chang nel suo film The Hole.

Grace Chang (Ge Lan), appunto, è la stella di Wild, Wild Rose e di innumerevoli altri capolavori dell'epoca (tra i quali Mambo Girl). Ed è infatti esplosiva: emana un fascino, uno charme incredibili, è seducente al limite della volgarità, ma si ferma sempre un passo prima. Canta arie della Carmen per quasi tutto il film, si esibisce in vesti giapponesi – ed è una mescolanza riuscitissima tra il gelo trattenuto dei gesti giapponesi, si muove a passettini da uccellino e apre e chiude il ventaglio con elegante minimalismo, la musica occidentale (un'aria della Carmen), e la sonorità calda della voce cinese, che il timbro deciso esalta e infiamma. Si esibisce in un numero spagnoleggiante e rifà l'angelo azzurro, canta e grida, salta e balla.

Il film comincia con Hanhua, giovane professore di musica, che, accompagnato dalla sua fidanzata Suxin, arriva al cabaret (New Ritz) dove lavorerà d'ora in poi. La sera stessa si imbatte nei problemi che tormentano il locale: una Cat Fight innanzi tutto tra le due cantanti del locale invidiose l'una dell'altra; il padrone dispotico licenzia Lao Wang, il vecchio pianista che ha moglie malata e figli a carico; la bella Rosa Selvaggia si batte perché il vecchio non sia licenziato, ma senza successo. Se la prende col nuovo arrivato, e fa una scommessa: lo sedurrà entro dieci giorni. La vamp ha un cuore d'oro: si vende per poter pagare alla moglie di Lao Wang un'operazione che forse la salverà. È questo gesto, piuttosto che le moine da tigre, ad afferrare Hanhua e a farlo cadere, il nono giorno, tra le grinfie fameliche della donna.

Con grande ritmo, si alternano le scene cantate – sempre all'interno del cabaret, vengono ripresi gli spettacoli di Rosa; ovvero, il film non si distacca mai dal "realismo" dei suoi assunti, e i numerosi numeri di danza sono sempre inscritti nella logica diegetica del racconto – e le sequenze dialogate. Molto viene dal cinema francese pre Nouvelle Vague, e non mancano suggestioni dal cinema americano nella descrizione degli ambienti viziosi del gioco e del music hall. Tutto è girato in uno splendido bianco e nero che rende i contrasti netti e drammatici. Tra le figure che si alternano nelle sale buie del locale c'è anche il marito di Rosa, un mafioso crudele dal volto sfregiato. Tanto cinese è infine il rapporto tra Hanhua e la madre: la donna lo cura e ha adottato la nuora, Suxin, che si prende cura di lei in rispetto per la virtù della pietà filiale. L'attrice che interpreta Suxin è elegante, freddissima, e capace di alzare le labbra leggere in un sorriso quasi crudele, che aumenta l'ambiguità del film. La contrapposizione delle donne è evidente ma non schematica: la stessa Rosa, infatti, è rappresentata come una tentatrice diabolica, ma al contempo il suo cuore è d'oro e l'anima gentile; mentre Suxin, così devota e filiale, è, come le dice Rosa quando la schiaffeggia sonoramente, "debole e gelosa".

L'amore di Rosa, pur se onesto e appassionato, non può che portare il giovane Hanhua alla perdizione. Mentre la donna resta bella e selvatica per tutto il film, dalla personalità fortissima e carattere incrollabile, lui si abbruttisce. All'inizio è rappresentato come un classico eroe del wenyi pian (melodramma), anche se dietro la sua gentilezza si cela un vero macho, forte e violento (come piace a Rosa). Ma poi la situazione precipita: l'ex marito di Rosa esce di galera, la va cercare al cabaret dove tenta una rapina, Hanhua arriva in suo soccorso e pesta a sangue il rivale. Convinto d'averlo ucciso, il giovane scappa con Rosa. Lascia soldi e indirizzo a Suxin, la quale li denuncia sotto pressioni materne. Dopo tre mesi di prigione, sotto una pioggia scrosciante, le tre donne attendono Hanhua all'uscita di prigione: la madre e Suxin sotto un ombrello, Rosa a testa scoperta, selvaggia. Lui, dopo aver chiesto perdono alla madre, parte con Rosa. Ma non trova lavoro, impedisce alla ragazza di andare a ballare di nuovo, si ubriaca ed il volto si copre di rughe nere, si deforma di occhiaie profonde, diventa la maschera della depravazione. Rosa incontra la sua vecchia collega, che la incita a riprendere il lavoro; ci sono tutti i membri della banda di un tempo, perfino Lao Wang che ringrazia commosso Rosa dell'aiuto prestatogli in tempo di difficoltà. Come se non bastasse, il vecchio marito di Rosa le impone di lasciare Hanhua, o altrimenti il mafioso l'avrebbe ucciso. In una sequenza magistrale la donna rientra a casa e lascia l'amato, e sul suo volto passano come nubi in un cielo ventoso la tristezza, l'amore e la sfida e l'alterigia, per rendere credibile la decisione di lasciarlo.

Ma Hanhua non capisce, e, divorato dalla gelosia si reca all'indirizzo che la madre stessa gli ha dato (Rosa si è recata a casa della madre di Hanhua per pregarla di aiutare il figlio e per annunciare la sua decisone di lasciarlo). Nei camerini del cabaret si svolge la tragedia: il ragazzo, folle d'amore e gelosia, stinge le sue mani sul collo della rosa, fino ad ucciderla. I membri della banda riescono infine ad abbattere la porta, ma è troppo tardi: la tragedia si è già consumata. Spiegano allora al ragazzo il tremendo errore commesso, e perfino la madre dice : "era una buona persona". Hanhua si guarda le mani omicide con lo sguardo svuotato. La polizia lo porta via, e la mdp si avvicina la copro di lei steso a terra, e riprende come ultima immagine la rosa che tiene tra i capelli, morta.

Classico esempio del gewu pian (song and dance film) hongkonghese, Wild, Wild Rose risplende ancora oggi grazie alla presenza scenica incomparabile di Ge Lan, la cui storia è sostenuta da una sceneggiatura elaborata e sfumata, dove forti passioni si agitano in un magistrale bianco e nero, e dove il fascino "animale, funky, camp ma sempre pieno di stile e grazia" (Teo, Hong Kong Cinema, 1997) di Grace Chang esplode in tutto il suo fulgore.

Questa è l'epoca d'oro del musical mandarino ad Hong Kong. Si veda, per il suo crepuscolo, The Millionaire Chase e Hong Kong Nocturne. Per i musical del genere huangmeidiao si veda The Kingdom and the Beauty oppure Three Charming Smiles.