Origini e sviluppo della radiofonia in Giappone, 1925-1936

Le trasmissioni radiofoniche, nate in Giappone grazie all'impulso e all'azione dei privati acquisirono rapidamente grande popolarità e seguito. Tuttavia esse furono fin dall'inizio assoggettate al controllo governativo, che aumentò al pari della crescita del numero degli abbonati. La radio, comunque, contribuì a formare non solo l'opinione pubblica ma anche a dettare fenomeni di costume.

ORIGINI E SVILUPPO DELLA RADIOFONIA IN GIAPPONE, 1925-1936 Sunto dell'articolo di prossima pubblicazione in Asiatica Venetiana, n. 6, venezia, 2002

 

La nascita della Nippon Hōsō Kyōkai
Nel 1896 tecnici del Ministero delle Comunicazioni (Teishinshō) iniziarono le ricerche sulle onde radio e, già nel corso della guerra del 1904-05 con la Russia, l'esercito e la marina nipponici fecero ricorso, anche se non sistematico, a trasmissioni radiotelegrafiche. Nel 1907 il Teishinshō avviò anche le prove di radiotelefonia. Nel 1915 il governo ottenne l'approvazione del parlamento della Legge sulla telegrafia senza fili (Musen denshinhō), che autorizzava le trasmissioni radiofoniche private, subordinandole alla semplice concessione di una licenza del Ministero delle Comunicazioni.

Non potendo assicurare la necessaria copertura finanziaria pubblica e non disponendo di uno staff adeguato, il Teishinshō dovette rinunciare a dare vita a un ente radiofonico statale. Reputato inevitabile il ricorso ai privati, furono studiate misure per imporre, comunque, un forte grado di controllo del governo sulle future emittenti radiofoniche. Il risultato fu l'emanazione, il 20 dicembre 1923, del Regolamento sulle trasmissioni e sulle apparecchiature private per la telefonia senza filo (Hōsōyō shisetsu musendenwa kiroku), il quale contemplava la possibilità di costituire emittenti radiofoniche con capitale privato, esclusivamente come "enti privati con personalità giuridica senza fini di lucro", aventi il canone di abbonamento come unica fonte di finanziamento. Al Teishinshō furono riservati poteri di controllo e di veto sia sull'assetto proprietario sia sulla nomina dei vertici delle stazioni radiofoniche.

Come sedi delle prime emittenti furono selezionate le metropoli di Tōkyō e Ōsaka e la città di Nagoya. L'elevato numero di richieste, a fronte della disponibilità di una sola licenza per ogni area geografica, rese l'assegnazione assai problematica. Il governo, infine, decise per una politica di compromesso, spingendo le varie cordate che avevano presentato le domande di concessione a confluire in un unico ente per ognuna delle tre città prescelte. Per questo il consiglio di amministrazione dell'Ente Radiofonico di Tōkyō (Tōkyō Hōsō Kyōku, abbreviato in JOAK) finì per contare 23 membri.

La scelta come presidente della JOAK dell'ex Ministro delle Comunicazioni Gotō Shinpei, all'epoca Sindaco di Tōkyō, rispecchiava gli stretti rapporti che intercorrevano tra l'ente radiofonico e il governo. Il Teishinshō approvò ufficialmente la neocostituita società il 29 novembre del 1924. Nel gennaio del 1925 fu concessa la licenza per l'area di Nagoya, mentre a Ōsaka le trattative si protrassero fino alla fine di febbraio, sia a causa delle divergenze fra i potenziali azionisti sia per la proposta, avanzata dai richiedenti al Ministero, di dare vita a società esterne all'ente, libere da vincoli nella ricerca del profitto, per le attività di produzione e commercializzazione degli apparecchi radiofonici, di esecuzione delle infrastrutture e di riscossione del canone di abbonamento. In tutte e tre le città, la licenza governativa fu concessa per un periodo di dieci anni, rinnovabili alla scadenza.

Benché private, le tre stazioni radio erano assoggettate al controllo governativo, in particolare nel settore finanziario e nella gestione del personale. Anche il contenuto delle trasmissioni, soprattutto dei notiziari, non sfuggì all'attenzione dei burocrati ministeriali e furono imposte proceudure che comportavano, di fatto, la censura preventiva dei programmi.

Nella fase iniziale, questi divieti ebbero un'incidenza limitata in quanto le tre stazioni, non disponendo di un adeguato staff tecnico e artistico, riservarono una parte considerevole delle trasmissioni alla musica.

L'andamento, oltre ogni ottimistica previsione, della campagna abbonamenti rese comunque possibile l'ampliamento della rosa dei programmi, in particolare, a Tōkyō e ad Ōsaka. In queste condizioni le due stazioni poterono consolidare la loro base finanziaria e ridurre drasticamente l'indebitamento iniziale, contratto per la costruzione delle infrastrutture, e dare il via a lavori di potenziamento. Al contrario, l'Ente Radiofonico di Nagoya, oltre al minore bacino d'utenza, dovette confrontarsi con notevoli difficoltà di approvvigionamento sia dei mezzi materiali sia degli artisti necessari alla realizzazione dei programmi.

Sulla base della fallimentare esperienza di Nagoya il Ministero delle Comunicazioni decise di rivedere profondamente la politica di sviluppo della radiofonia fino ad allora perseguita per assicurare la copertura di tutto il territorio nazionale. Il progetto "una stazione in ogni città", non era attuabile in aree urbane di dimensioni uguali o inferiori a quelle di Nagoya, vale a dire nella maggior parte del Paese. A questa presa d'atto delle autorità politiche rispose perfettamente un progetto, realizzato nel novembre del 1925 dalla JOAK su iniziativa del presidente Gotō, per la costruzione di una stazione trasmittente centrale ad alta potenza a Tōkyō e di una rete di sottostazioni regionali che avrebbero dovuto fungere, nella sostanza se non nella forma, da ripetitori. Il Ministero delle Comunicazioni acquisì il progetto e fu approntato un decreto di fusione dei vari enti in un unico organismo nazionale, ponendo le basi legali per la creazione della Nippon Hōsō Kyōkai (Ente Radiofonico Giapponese) o NHK.

Il governo approfittò della riorganizzazione per aumentare il proprio potere di controllo, in particolare nella nomina dei quadri dirigenti. Il presidente e i direttori delle sedi locali vennero scelti tra i vertici delle tre emittenti, ma l'amministratore delegato e le altre posizioni dirigenziali furono ricoperte da burocrati indicati dal ministero delle Comunicazioni.

Negli anni, sia gli abbonati sia il servizio loro offerto dalla NHK ebbero un trend di crescita costante. Nel 1928 fu lanciato un ambizioso programma per la costruzione simultanea di sei stazioni da 10 kW, all'epoca una potenza ragguardevole, e per l'estensione delle connessioni via cavo, in modo da completare il collegamento tra Sendai e Kumamoto (per una lunghezza complessiva di 1860 km).

Il piano di espansione della NHK proseguì con la creazione, nel 1931, di un secondo canale radiofonico, con una funzione soprattutto didattica e educativa, i cui programmi erano prodotti, principalmente, negli studi di Tōkyō. Entrambe le reti trasmettevano solo in onde medie, in quanto il governo aveva proibito la costruzione di apparecchi riceventi a onde corte, per evitare la ricezione di trasmissioni dall'estero. Quanto alla programmazione, le tre sedi di Tōkyō, Ōsaka e Nagoya mantennero a lungo un notevole grado di autonomia producendo direttamente molto del materiale messo in onda nella propria area di copertura del segnale. Il primo programma unificato su scala nazionale fu trasmesso nel novembre del 1928, in occasione della cerimonia di incoronazione di Hirohito. Dal 1 novembre 1930 fu avviato un notiziario su scala nazionale prodotto nella sede di Tōkyō. Tuttavia il processo di unificazione delle trasmissioni era, per il governo, intollerabilmente lento. Inoltre, tra il febbraio 1929 e il marzo 1930, le stazioni di Tōkyō e Ōsaka si dotarono di organi consultivi di cui facevano parte anche personalità esterne ai circoli burocratici, come scrittori o critici di chiara fama, quale supporto nella scelta dei programmi da realizzare. Questa frammentazione, non solo geografica, del servizio radiofonico rendeva difficile il controllo ministeriale su tutto quanto messo in onda, e sarebbe stata uno dei fattori alla base della riorganizzazione della NHK nel 1934.

La NHK e l' "incidente mancese"
Subito dopo l'invasione della Manciuria, nel settembre del 1931, il numero dei notiziari radiofonici giornalieri giornalieri fu aumento e, ad essi, furono affiancati frequenti notiziari straordinari (rinji nyūsu). L' "incidente mancese" fu un potente stimolo alla diffusione della radio, per l'interesse con il quale la popolazione chiedeva notizie e aggiornamenti sugli sviluppi della situazione. Nel marzo 1932 i contratti radiofonici superarono il milione, con un incremento del 35% sull'anno precedente.

L'invasione della Manciuria stimolò anche la messa a punto di un progetto per la creazione di stazioni radio ad onde medie ad alta potenza, per contrastare le trasmissioni di propaganda inviate dalla stazione da 75 kW costruita a Nanchino dal governo nazionalista cinese, captabili nel Kyūshū. Per le autorità giapponesi fu oltremodo allarmante scoprire che il Paese era esposto alla propaganda dall’estero, anche sulle frequenze delle onde medie. L'allarme era accresciuto dalla notizia che anche l'Unione Sovietica intendeva costruire delle stazioni trasmittenti ad alta potenza in Asia Orientale. In una serie di incontri tra funzionari del governo, ufficiali dell'esercito e esperti della NHK venne convenuta la necessità di creare, al più presto, una rete di stazioni da 100-150 kW che coprisse le aree più densamente popolate del Giappone. La prima di queste stazioni sarebbe stata completata a Tōkyō alla fine del 1936, ma il programma complessivo non fu mai portato a termine, per la carenza di materiale strategico causata dallo scoppio del conflitto con la Cina nel 1937.

La riorganizzazione della NHK. La radio come strumento di propaganda
Il governo, attraverso il Ministero delle Comunicazioni, aveva da sempre condizionato le scelte della NHK sia dal punto di vista tecnico-organizzativo sia da quello dei contenuti della programmazione. Il servizio radiofonico era visto come un'attività di pertinenza esclusiva dello stato e la NHK come semplice intestataria di licenza, tenuta a seguire le direttive governative. Questo quadro ideologico si trovava in palese contrasto con il sistema di parziale decentramento, eredità storica delle prime tre stazioni emittenti. Negli ultimi mesi del 1933, quindi, si intensificarono gli incontri tra i vertici dell'ente radiofonico e i funzionari del Teishinshō allo scopo di provvedere alla riorganizzazione della NHK. Non appare un caso che il ministero avesse deciso l'avvio di questa procedura all'approssimarsi della scadenza della concessione decennale nel febbraio del 1935.

Nel maggio del 1934 il piano di riassetto fu presentato all'assemblea generale dei soci. L'autonomia delle stazioni locali fu cancellata e tutta la dirigenza, costretta alle dimissioni, fu sostituita con funzionari di nomina ministeriale. La riorganizzazione modificò la struttura tecnica della NHK e interessò anche i contenuti della programmazione. Una lunga nota del Ministero delle Comunicazioni conteneva il seguente passaggio: "i programmi non dovranno semplicemente andare incontro ai gusti delle masse, ma essere per loro educativi. In particolare, dovranno essere improntati alla maggior conoscenza della cultura giapponese, fondata sullo spirito giapponese".

La difficoltà nel dare un'esatta definizione del concetto di "Nippon seishin" (letteralmente, spirito o anima giapponese) dava un ampio margine discrezionale ai funzionari ministeriali. In questo modo fu facile, per il governo, imporre le proprie direttive in merito al tipo e al contenuto dei programmi, con un netto "salto di qualità" rispetto al passato quando il controllo era stato prevalentemente censorio.

Nel 1935 il secondo canale radiofonico iniziò le trasmissioni per le scuole, che ebbero, fin dagli esordi, un chiaro fine propagandistico. Anche programmi da tempo in onda furono adattati alle "esigenze dei tempi". Quelli a contenuto religioso, ad esempio, furono orientati sempre più verso lo shintoismo e all'esaltazione del kokutai (sistema nazionale).

Il ruolo della radio nell' "incidente" del 26 febbraio
La mattina del 26 febbraio del 1936 reparti dell'esercito giapponese e gruppi nazionalisti diedero vita, a Tōkyō, al più serio tentativo golpista della storia giapponese. Alle 7:20 la NHK ricevette dal Teishinshō l'ordine perentorio di non trasmettere alcuna notizia su quanto stava accadendo nella capitale. La popolazione si rese comunque conto che Tōkyō era teatro di eventi straordinari a causa dell'interruzione della normale programmazione radiofonica. Solo dopo le 19:00 venne letto un comunicato in cui gli ascoltatori furono informati che "a Tōkyō è stato dichiarato lo stato d'assedio. Truppe dell'esercito tengono la situazione sotto controllo. Si invita la popolazione a mantenere la calma".

Prima dell'alba del 27, truppe lealiste furono schierate a presidio delle aree strategiche della capitale. Dalla programmazione radiofonica del 27 furono eliminati i programmi di intrattenimento "leggero", ma le trasmissioni proseguirono per dare agli ascoltatori la sensazione che tutto fosse sotto controllo. La mattina del 28 fu allestita una sala per le trasmissioni straordinarie presso la sede del comando di emergenza dell'esercito, che divenne la fonte da cui erano irradiati i comunicati ufficiali radiofonici.

Il 29 fu deciso l'intervento armato contro le truppe ribelli e, alle 6:30, la radio trasmise l'ordine di evacuazione della popolazione civile da alcuni quartieri della capitale. Nel corso della giornata le normali trasmissioni radiofoniche vennero completamente cancellate, per dare spazio ai comunicati alla popolazione in vista del possibile scontro armato nel centro di Tōkyō. In questa fase la NHK divenne l'unica fonte di informazioni e anche i giornali e le amministrazioni locali dipesero dalla radio per l'aggiornamento sugli sviluppi della situazione.

Il 23 marzo il Ministero delle Comunicazioni poteva orgogliosamente affermare che: "non è esagerato sostenere che è grazie al potere della radio se si è riusciti a tenere sotto controllo la situazione nel corso dell'incidente, preservando la calma tra il popolo". In effetti, il fallito colpo di stato del 26 febbraio dimostrò che la radio era un potente strumento di controllo in particolare durante un'emergenza nazionale. La sua efficacia superava ampiamente quella dei giornali, ridotti a trascrivere e a stampare, con notevole ritardo, i comunicati ufficiali trasmessi dalla radio.

Nota conclusiva
Le trasmissioni radiofoniche, nate in Giappone grazie all'impulso e all'azione dei privati acquisirono rapidamente grande popolarità e seguito. Tuttavia esse furono fin dall'inizio assoggettate al controllo governativo, che aumentò al pari della crescita del numero degli abbonati e la riorganizzazione del 1934 portò alla completa estromissione dei privati e rese l'Ente Radiofonico Giapponese un docile strumento di propaganda.

Nonostante la forte connotazione di strumento di pedagogia sociale che la NHK ebbe rispetto ad altre esperienze coeve in altri Paesi, non ultima l'italiana EIAR, la popolarità dei programmi radiofonici contribuì a formare non solo l'opinione pubblica ma anche a dettare fenomeni di costume, dalle canzoni popolari ai drammi seriali. La diffusione e l'integrazione della radio nella vita sociale del Paese fu definitivamente dimostrata dal ruolo chiave che la NHK svolse durante il tentato golpe del febbraio 1936. Dopo quella data, tuttavia, l'uso propagandistico della radio portò alla cancellazione di ogni spazio anche innocuo di eterodossia dai programmi.

Marco Del Bene