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Emergia: una nuova metrica per misurare e affrontare la complessità delle azioni per il clima

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Foto di Kelly Sikkema su Unsplash

Come si misura il costo reale di un'azione per il clima? E come si può quantificare un danno ambientale prima ancora che si verifichi? Domande complesse che oggi trovano una nuova possibile chiave di lettura grazie all'analisi basata sul concetto di emergia (con la "m"), un metodo che promette di offrire una valutazione più completa e integrata dei concetti e delle categorie coinvolte nelle politiche di sostenibilità.

In un articolo di commento appena pubblicato sulla rivista npj Climate Action del gruppo Nature, un team di studiose e studiosi delle Università Ca' Foscari di Venezia, di Bologna e del Salento, con competenze che spaziano dalla fisica alla giurisprudenza, propone di applicare l’analisi emergetica per superare i limiti delle attuali metriche, spesso basate solo su valutazioni monetarie.

Cos'è l'emergia: la "memoria" dell'energia

Il concetto di emergia, sviluppato dall'ecologo sistemico Howard T. Odum, si può definire come la "memoria" di tutta l'energia che è stata utilizzata, direttamente o indirettamente, per generare un prodotto o un servizio. Questo approccio converte ogni tipo di risorsa (dall'acqua al lavoro umano, dai minerali ai cosiddetti "servizi ecosistemici") in una singola unità di misura, il solar emjoule (sej). In questo modo, è possibile calcolare il "costo energetico" totale, e quindi il valore intrinseco, di un bene o di un processo, tenendo conto di tutto ciò che la natura e la società hanno "investito" per realizzarlo.

A differenza di altre metodologie come la Life Cycle Assessment (LCA), con cui è complementare, l'analisi emergetica (EMA) include anche i flussi di risorse che non rientrano nelle dinamiche di mercato, come il contributo fondamentale degli ecosistemi, e quelli legati a dimensioni sociali e culturali, come il lavoro e l'informazione.

Dalla teoria alla pratica: uno strumento per la giustizia climatica

Una delle applicazioni più promettenti di questo approccio riguarda i cosiddetti contenziosi climatici (climate litigation), ovvero le azioni legali avviate contro Stati o altre Istituzioni per la loro inadempienza rispetto alla salvaguardia della salute e in generale dei diritti fondamentali di coloro che oggi sono bambini. A livello globale sono già attive oltre 2000 istanze legali di questo tipo. Spesso, però, le corti richiedono una quantificazione dei danni futuri, un'operazione complessa con gli strumenti giuridici attuali.

"L'analisi emergetica permette di calcolare il costo energetico necessario a ripristinare una risorsa ambientale danneggiata, offrendo così una metrica oggettiva per quantificare il danno prima ancora che questo si sia completamente manifestato", spiega Francesco Gonella, fisico di Ca' Foscari e primo autore dello studio. "L'idea di questo lavoro è nata proprio collaborando con il team che ha promosso un'azione legale contro lo Stato italiano per inadempienza climatica. Ci siamo resi conto che un approccio scientifico quantitativo, basato sulle leggi della termodinamica dei sistemi dissipativi (a cui nessun sistema può sottrarsi), poteva fornire uno strumento concreto per sostanziare le azioni legali e, più in generale, per orientare le scelte politiche verso opzioni realmente sostenibili".

Il metodo, infatti, può essere usato per confrontare l'efficacia di diverse strategie politiche di azione, identificando quelle che meglio realizzano la sostenibilità del sistema in oggetto.

Oltre la frammentazione: una visione sistemica per un futuro sostenibile

L'approccio emergetico aiuta anche a superare la frammentazione con cui spesso si affrontano le sfide globali, come nel caso degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell'Agenda 2030, il cui limite è legato anche a una gestione per "compartimenti stagni". L'emergia, quantificando le interconnessioni tra i vari flussi di risorse, può rendere visibili sinergie e compromessi, offrendo una base scientifica per politiche più integrate ed efficaci.

"Questo approccio rappresenta un ponte fondamentale tra le scienze dure e il diritto. - concludono Silvia Bagni e Michele Carducci, giuristi rispettivamente alle università di Bologna e del Salento -  Fornire una metrica scientifica e oggettiva per concetti come il 'valore intrinseco della natura' o il 'danno ambientale' può rivoluzionare il diritto climatico. Significa dare ai giudici e alle istituzioni strumenti verificabili per prendere decisioni basate non più solo su una logica economica di breve termine, ma su un principio di responsabilità biofisica verso il pianeta e le generazioni future".

Enrico Costa