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Cibo, luoghi e infanzia nella letteratura per ragazzi

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Il cibo è estremamente significativo nella vita e nella cultura: è parte della cultura e della civiltà, e al tempo stesso produce cultura. Da Biancaneve alla Fabbrica di Cioccolato, dallo Hobbit al pic nic all’aperto di Alice nel Paese delle Meraviglie, da Hansel e Gretel e la loro casetta di marzapane al paese di Bengodi, il cibo è sovraccarico di significati nella letteratura e nella cultura, e in particolare nella letteratura per l’infanzia.

Da tempo esiste un filone di Food Studies, una disciplina accademica che studia le relazioni tra il cibo e l’esperienza umana sviluppatasi negli anni Novanta, con la nascita di dipartimenti universitari, riviste e convegni dedicati al tema. Questa disciplina si distingue dalle scienze dell’alimentazione, dalla nutrizione, dall’agricoltura o dalla ristorazione, poiché si concentra sugli aspetti culturali e simbolici del cibo all’interno delle scienze umane.

Esploriamo insieme a Laura Tosi il rapporto tra cibo e cultura infantile, che è intrinsecamente interdisciplinare e altamente simbolico di molte altre questioni. 

Il cibo è cultura ed è anche elemento identitario. Cibo e letteratura e in particolare letteratura per l’infanzia, che rapporto c'è?

Nella letteratura come nella vita, il cibo può essere un prodotto dell’immaginazione ed è strettamente connesso al modo in cui le nazioni immaginano ciò che i loro cittadini devono o non devono mangiare, quali alimenti sono adatti agli adulti e quali ai bambini, quali sono considerati raffinati e quali popolari.

Sottoscrivo pienamente l’osservazione di Terry Eagleton (una banalità, forse, ma utile): «Se c’è una cosa certa sul cibo, è che non è mai solo cibo». Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei — un altro luogo comune, certo, ma non privo di verità. Sandra Gilbert l’ha riscritto e ampliato così: «Dimmi cosa leggi su ciò che mangi. Dimmi come immagini il cibo in racconti, poesie e fantasie, e cominceremo a capire come pensi alla vita».

Come i personaggi, anche il cibo in letteratura è fatto di parole, e sappiamo che non possiamo digerirlo; tuttavia, il cibo, come i personaggi, è reale nel mondo della storia: non ha un’esistenza fisica, ma possiede un’identità e può influire sulla nostra identità di lettori.

Poiché il cibo non è solo “buono da mangiare”, ma anche “buono da pensaree da leggere, esso produce riflessione e significato, come dimostra la varietà di approcci e di testi che ne trattano. Il cibo è sovraccarico di significati nella letteratura e nella cultura, e in particolare nella letteratura per l’infanzia. È stato spesso considerato come il “sesso” della letteratura per ragazzi — capace di generare desiderio, evocare immagini di abbondanza o, al contrario, di privazione; di rivelare il carattere e i rapporti sociali; di favorire o complicare l’integrazione sociale, o di suscitare disgusto. In ogni caso, offre sempre uno specchio delle norme sociali e nazionali.

Il cibo spesso suggerisce altro e ha sempre uno stretto rapporto con i luoghi. I luoghi sono dunque significativi?

Il rapporto tra cibo e cultura infantile è intrinsecamente interdisciplinare e altamente simbolico di molte altre questioni. Mangiare struttura la giornata e dà forma alla vita quotidiana: senza cibo non si sopravvive. Ma l’atto del mangiare è sempre situato in un contesto — le persone possono stare in piedi, sedute o camminare mentre mangiano o bevono, usando le mani o le posate a seconda delle circostanze. 

Il nuovo food truck dietro l’angolo, ad esempio, è in grado di trasformare una strada anonima, dove le persone indaffarate si incrociano senza guardarsi, in un punto di ritrovo dove si desidera trascorrere la pausa pranzo per fare due chiacchiere. E le code davanti a una celebre pasticceria possono girare intorno all’intero isolato, perché le persone vogliono acquistare le nuove creazioni gastronomiche. I luoghi del cibo sono sempre particolarmente significativi. 

Non c’è da stupirsi che questa combinazione di cibo, situazioni legate al mangiare e interazioni sociali umane sia sempre stata parte delle narrazioni per l’infanzia. Essa crea un’atmosfera molto speciale, che non serve solo a familiarizzare il lettore con il mondo finzionale presentato in questi romanzi, ma anche con i protagonisti, la loro cultura e la loro individualità. Pensiamo a J.R.R. Tolkien, che introduce i suoi lettori ne Lo Hobbit (1937) a Bilbo Baggins, un Hobbit che vive “IN UNA TANA sotto terra” (maiuscolo nell’originale). Questa tana segna l’inizio di un lungo tunnel con diverse dispense cariche di ogni tipo di cibo – tutto ciò che Bilbo possiede.

Ca’ Foscari dedicherà un convegno internazionale il prossimo 27 e 28 novembre a questo argomento. Quali saranno i temi?

L’ obiettivo di questo convegno è concentrarsi in particolare sulle interazioni tra protagonisti, luoghi e cibo, e sulla rappresentazione di questa interazione triangolare nella letteratura per l’infanzia. Una di queste interazioni avviene tra i luoghi, pubblici e privati, e la preparazione e il consumo del cibo: come influisce il cibo sul senso del luogo percepito dai protagonisti, e come il loro senso del luogo influenza i significati che attribuiscono al cibo? Gli esseri umani vivono e agiscono in luoghi che offrono cibo e sono dunque influenzati dal cibo, mentre il cibo stesso è plasmato dal luogo in cui viene prodotto e servito. Gli esseri umani, quindi, interagiscono sia con il cibo sia con i luoghi. Che cosa rivela un pasto (condiviso) in un ambiente particolare sulle relazioni sociali di coloro che vi partecipano?

Un pasto condiviso funziona come un atto di interazione sociale e di legame comunitario e può ricordare un’istituzione con le sue regole e norme, ma trasmette anche un senso di sicurezza e di unione. 

Gli spazi privati – come le cucine – offrono la possibilità di essere nascosti agli sguardi degli estranei, gli spazi pubblici – come i ristoranti – sono caratterizzati dalla percezione di sé da parte degli altri: l’individuo è osservato. Tutto ciò ha un impatto sia sul comportamento degli individui sia sugli atti di comunicazione tra di essi.

Le relazioni del convegno illustreranno il modo in cui le narrazioni per l’infanzia e per i giovani sono piene di scene di consumo di cibo, che sono molto più complesse di quanto possano apparire a prima vista. Spesso queste situazioni vengono trascurate perché il processo del mangiare ci sembra così naturale, banale e ovvio come lettori. Ma, come si è visto e come hanno dimostrato varie analisi accademiche, le scene di cibo non sono mai “naturali” o “ovvie”: possono rappresentare comunità, unità, amicizia, ma anche incomprensione, sfiducia, odio e punizione. Sono la cornice di numerose interazioni sociali – e talvolta antisociali – che si svolgono tanto in spazi privati quanto pubblici, e queste interazioni vengono espresse e sottolineate dalla composizione del pasto servito.

Il cibo è anche un oggetto materiale: i suoi ingredienti possono essere toccati, manipolati e trasformati. Possiamo dunque comprendere il cibo come un artefatto culturale, parte della “cultura materiale”, sebbene effimero, e da sempre intimamente legato alla vita umana. 

Nel convegno vogliamo chiederci: in che modo il cibo influisce sul senso del luogo vissuto dai protagonisti, e come, viceversa, il loro senso del luogo influenza i significati che attribuiscono agli alimenti? È fondamentale notare che queste interazioni non possono mai essere osservate separatamente, ma sono sempre interconnesse: gli esseri umani vivono e agiscono in luoghi che offrono cibo e ne sono influenzati, mentre il cibo è a sua volta plasmato dal luogo in cui viene prodotto e servito.

Quando le persone mangiano, non incorporano solo il nutrimento, ma anche la loro cultura e i significati culturali, esprimendo l'identità attraverso le scelte alimentari individuali. In definitiva, il cibo è sempre un "identificatore e creatore di classe, cultura e civiltà" (Coveney).

Convegno internazionale
“coldtonguecoldhamcoldbeefpickledgherkins…”: Eating Indoors and Outdoors in Children’s Literature
27 e 28 novembre 2025
Università Ca’ Foscari Venezia
Ca’ Bernardo, Sala B
Calle Bernardo, Dorsoduro 3199
Venezia

PROGRAMMA

Il convegno esplora le relazioni tra cibo, spazio e infanzia nella letteratura per ragazzi, analizzando come i luoghi del nutrirsi contribuiscano a plasmare identità culturali e memorie. Organizzato da Laura Tosi e Alessandro Cabiati, l’evento riunisce studiosi e studiose da Europa, Australia, Giappone e Stati Uniti, con due keynote speakers di rilievo internazionale: Vanessa Joosen (University of Antwerp) e Diane Purkiss (University of Oxford). Le sessioni affronteranno temi quali: il cibo come performance, il cibo come strumento di controllo, il rapporto tra cibo e nostalgia

In programma anche un contributo video dello chef tristellato Massimiliano Alajmo sul rapporto tra cibo, infanzia e linguaggio.

Federica Ferrarin