WE+ are Science: la passione per la scienza oltre il gap di genere

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Quanto le barriere psicologiche impediscono scelte libere e ostacolano una reale parità di genere? L’ambito delle STEM è ancora ‘maglia nera’ per il divario tra uomini e donne. Incentivare lo studio di queste materie da parte delle ragazze è un passo chiave per colmare il gender gap in ambito scientifico e ottenere una rappresentazione equa sia nel mondo accademico che in quello delle imprese.

WE+ are Science è una nuova iniziativa dell'Università Ca’ Foscari, in particolare del Dipartimento di Scienza Ambientali, Informatica e Statistica e del Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi, che propone una serie di incontri di divulgazione dedicati a promuovere equità, inclusione e parità di genere nel mondo della scienza.

Gli appuntamenti - che prenderanno il via il 20 febbraio, con Donne, scienza e storia - ore 16.00, in Aula Magna Silvio Trentin, Ca' Dolfin, Venezia - sono aperti al pubblico e si terranno, oltre che nelle sedi universitarie di Mestre e Venezia, anche a M9 – Museo del ‘900 e al Teatrino di Palazzo Grassi. Per partecipare è necessario prenotare online dalla pagina web del progetto.

WE+ are Science è un invito a essere parte attiva nel plasmare un futuro più inclusivo ed equo, in cui la passione per la scienza può essere condivisa senza differenze, come sottolinea anche il Stefano Paganelli, docente di Chimica Industriale presso il Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi e responsabile scientifico del progetto: “L’iniziativa si rivolge a tutti e tutte, in particolare alle studentesse delle scuole superiori senza escludere però gli studenti maschi in quanto il gender gap si può colmare solo se c’è collaborazione da entrambe le parti. L’obiettivo è creare maggiore consapevolezza del valore delle scienze, incentivarne lo studio e dimostrare che le discipline scientifiche non sono esclusivo appannaggio del genere maschile. Ca’ Foscari è molto sensibile a questa problematica come dimostrano numerose iniziative quali il Progetto LEI ed in particolare “Professione Scienziate”, un’iniziativa promossa dal Career Service dell’Università, in collaborazione con il DSMN ed il DAIS.”

Michela Signoretto è professoressa ordinaria di Chimica Industriale e Delegata della Rettrice per la Ricerca di Area Scientifica. È Leader del gruppo CATMAT, fondatrice e CEO della start up innovativa “Ve Nice” ed è coordinatrice nazionale del Gruppo Interdivisionale di Catalisi della Società Chimica Italiana.

Sarà ospite del primo incontro, e dialogherà insieme alle docenti Corinna Guerra e Teresa Scantamburlo sulle dinamiche sottese alla presenza delle donne nelle scienze oggi, alla ricerca di un equilibrio tra parità e neutralità di genere, tramite alcuni esempi tratti dalla storia della chimica fino ad oggi.  “La cosa che mi infastidisce - spiega - è che oggi almeno in chimica, il numero di ragazze che segue un percorso STEM è pressoché simile a quello dei compagni uomini ma poi, dopo la laurea o dopo il primo livello lavorativo, che è quello da ricercatrici, la loro carriera si arresta. Perché? Ecco, è qui che dobbiamo ancora lottare. L’Università deve aiutare a far nascere la consapevolezza che le donne sono in grado di fare tutto quello che viene fatto dagli uomini: siamo in grado di prendere decisioni per noi e per le persone che collaborano con noi, possiamo coordinare il lavoro di altri, avere idee e progettare. Magari lo facciamo in maniera diversa dai nostri colleghi uomini, ma questo non vuol dire che non sappiamo farlo”.

Ogni incontro di WE+ are Science affronterà una tematica specifica esplorando il contributo della ricerca scientifica allo sviluppo di altre discipline - come, per esempio, lo sport - e al progresso tecnologico, sociale e culturale. Docenti di Ca’ Foscari dialogheranno con professioniste e professionisti provenienti da realtà differenti, per mettere in luce il ruolo cruciale delle donne nelle discipline STEM attraverso testimonianze illustri ed esempi virtuosi, attivando un processo di consapevolezza volto a sfatare gli stereotipi di genere.

Federica Scotellaro