Heung Gong Yau Gok Hor Lei Wood

Con Hollywood, Honk Kong Fruit Chan conferma la sua abilità di esploratore della parte nascosta della città e dei suoi abitanti, sempre resistenti e sempre in via d'estinzione.

Hollywood,Hong Kong porta avanti il progetto d'esplorazione su ciò che ancora fa resistenza nell'isola all'indomani dell'handover. Fedele al suo assunto nel ribaltare le prospettive, cercando i segni di una Hong Kong sempre più primitiva nelle ultime baraccopoli della metropoli, Fruit Chan cambia però con questo film registro. Se nelle opere precedenti il paradosso, il grottesco, il lirico erano elementi intrinseci al racconto (e sorgevano come naturali esplosioni da esso), qui lo sguardo del regista sembra dichiarare il suo assunto. Fin dall'incipit l'autore esaspera i toni del suo consueto naturalismo sfociando in un comico surreale: la famiglia dei tre orsi della fiaba diventa qui la famiglia dei tre porcelli. Il divertimento però si stempera in fretta e, con l'estendersi del racconto, finisce per cadere in un grottesco dagli esiti un po' scontati. Allo stesso modo, all'interno di un impianto che mostra comunque l'abilità del narratore, infastidisce un po' il tono morale che il racconto a più riprese sfiora. In particolare, la figura della prostituta – su cui Fruit Chan ha dichiarato di voler impiantare una trilogia – era molto più efficace nel lavoro precedente. Il suo essere bambina indifesa che gioca con i sentimenti degli uomini trovava lì una declinazione più vera. Qui la prostituta bambina sembra il frutto di un lavoro di sceneggiatura più che un personaggio a tutto tondo. Ciò che comunque riscatta il film è la visione della città (nei suoi bassifondi specialmente) in cui set e concretezza dei luoghi reali si combinano a meraviglia.

Con Hollywood, Honk Kong Fruit Chan conferma la sua abilità di esploratore della parte nascosta della città e dei suoi abitanti, sempre resistenti e sempre in via d'estinzione. Più che agli spunti melò (ridotti ad una pura equazione odio-amore nei confronti della prostituta) è verso questa umanità così fortemente territorializzata che il regista avrebbe potuto dirigere il suo sguardo. Fare un film su un territorio in cui l'abitante ha lasciato impressa la forma del suo volto, è forse questa la scommessa che ci aspettiamo dal prossimo Fruit Chan. Pensiamo ad un film che assomiglia ad un documentario, capace di indagare in senso orizzontale degli spazi e i loro abitanti. Hollywood, Hong Kong è invece il primo lavoro che abbandona la terra delle baraccopoli per seguire la linea verticale dei grattacieli: sta forse qui la ragione del nostro disappunto?