Aparnā Sen: Uno sguardo altro

Figlia di un critico cinematografico, Aparnā Sen comincia a recitare con Satyajit Ray. In seguito è Mrinal Sen a volerla come protagonista di una sua opera. La giovane attrice diventa ben presto una star del cinema bengalese. Ma nel 1981 ha la possibilità di scoprire il ruolo a lei più confacente.

Negli anni Venti, Begam Fātmā si era inoltrata per prima in un territorio precipuamente maschile, in un ambiente dove comunque gli spazi delle donne erano piuttosto esigui. Il suo esempio non era rimasto totalmente isolato, ma per trovare un consistente apporto femminile alla regia bisogna arrivare all'inizio degli anni Ottanta, quando si impongono Sāī Parānjpe (n. 1936), con Sparsh (Il tocco, 1979), Chashm-e-bad dūr (Via il malocchio, 1981) e Kathā (Una storia, 1982) e Premā Karanth (n. 1936) con Phaniyammā (1982). 

Anche Aparnā Sen, preceduta da una fama acquisita come attrice, passa alla regia negli stessi anni. In effetti, i suoi rapporti con il cinema sono, come spesso accade in questo paese, "di famiglia". Nata a Calcutta nel 1945, è figlia di Chidānanda Dās Gupta, notissimo critico cinematografico (tra i primi a potersi considerare tali), co-fondatore con l'amico Satyajit Rāy (1921-92) della Calcutta Film Society (1947) e, occasionalmente, cineasta. Dopo essersi brillantemente laureata in inglese, Aparnā Sen recita con il Little Theatre Group di Utpal Datt (1929-93), famoso autore, regista e attore teatrale politicamente impegnato, molto noto anche come attore cinematografico. Nel cinema, invece, debutta a sedici anni, nell'episodio Samāpti (Fine) del film Tīn kanyā (Tre figlie, 1961), di Satyajit Rāy. Quattro anni dopo è la protagonista di Ākāsh kusum (Il fiore del cielo [cioè, qualcosa di impossibile] o Up in the Clouds, 1965), diretto da Mrināl Sen. Con i due registi, Aparnā continua a recitare anche negli anni a venire, mentre nel 1968 prende parte a The Guru, primo dei tre film "indiani" in cui lavorerà con il team James Ivory-Ismail Marchant-Ruth Prawer Jhabvala. Si afferma intanto come star anche nel genere popolare.

Nel 1981, l'occasione: Shashi Kapūr (n. 1938), membro della "famiglia reale" del cinema indiano e uno dei divi più amati del cinema popolare hindi - che sarebbe più opportuno chiamare semplicemente mainstream - ma intenzionato a produrre film di altro impegno, le offre mano libera per il soggetto che lei stessa gli aveva sottoposto. Nasce così 36 Chowringhee Lane, un film in inglese che ritrae un ambiente insolito, la comunità anglo-indiana, e ha come protagonista una grande Jennifer Kendal (1934-84), moglie di Shashi Kapūr, mentre la solitudine e l'emarginazione degli anziani sono i temi intorno ai quali si costruisce la narrazione. La risposta del pubblico, come ci si poteva aspettare, non è molto calda, data la poca appetibilità dell'argomento e, di converso, il genere preferito dalla platea indiana. Il film desta invece grande sensazione tra critici e cineasti, collezionando diversi riconoscimenti, nazionali e internazionali.

Dopo questa prima prova, la regia diventa preminente per Aparnā Sen, che tuttavia non abbandona mai l'attività di attrice, nei suoi film e in quelli di altri.

La sua opera registica ha come centro il mondo della donna indiana e i condizionamenti sociali a cui è sottoposta. Questa scelta si esplicita nella seconda regia, Paromā (1985), che ha due versioni, in bengalese e in hindi, come si usa talora nel cinema in lingue diverse da quella ufficiale. Il film, oggetto di molte discussioni, si sviluppa intorno alla figura di Paromā, una bella donna della buona borghesia, non più giovanissima, sposata e madre di due figli, che scopre la propria sessualità e - per mezzo di questa - la propria individualità, attraverso un'appassionata relazione con un giovane fotografo. L'opera successiva, Satī (La sposa fedele [che si abbrucia sulla pira del marito defunto], 1989), espone le superstizioni e le crudeli pratiche religiose comuni nelle zone rurali del Bengala nel XIX secolo, di cui è vittima una giovane sordomuta, Umā. Il suo oroscopo prevede la morte dello sposo e per questo Umā viene ritualmente sposata a un albero. Sedotta dal maestro di scuola del villaggio e rimasta incinta, viene trattata dai familiari come un'intoccabile e costretta a vivere nella stalla. Morirà come una satī, abbracciata all'albero-sposo sradicato da un uragano: l'onore della famiglia è salvo.

Ciò che tuttavia è al centro dell'attenzione di Aparnā Sen è l'evoluzione e la maturazione della figura femminile nell'ambito di rapporti interpersonali, così difficili in un mondo dove l'individuo non ha ancora o non ha sempre diritto di cittadinanza. Questo aspetto è al centro del dramma televisivo Picnic (1990), che esplora il difficile rapporto tra una vedova, che vede nel cognato la sola fonte di conforto e affetto, e la sorella più giovane, soprattutto quando appare manifesta l'attrazione tra quest'ultima e il cognato. Una coppia in crisi che dopo diciotto mesi di separazione tenta di riscoprire il rapporto perduto è il tema di Yugānt (Fine di un'epoca, 1995); mentre in Mr. and Mrs. Iyer (2002), l'ultima opera in ordine di tempo, due sconosciuti che viaggiano sullo stesso autobus - Rājā, un fotografo, e Mīnākshī, una madre accompagnata dal figlio piccolo - vengono scambiati per marito e moglie dagli altri passeggeri. L'autobus viene fermato da una folla inferocita, durante uno scontro intercomunitario. I drammatici momenti vissuti insieme creano una profonda vicinanza umana tra Rājā e Mīnākshī, che arricchisce le loro vite, anche se entrambi sanno di doversi separare.

Il film più interessante sotto questo aspetto è Pāromitār ek din (Un giorno nella vita di Pāromitā, 2000), che racconta la storia di un'amicizia difficile, sotto tutti i cieli, quella tra una nuora e una suocera. Ma non un'amicizia derivata da un buon matrimonio e da un'affettuasa atmosfera familiare. Quest'amicizia matura proprio nel processo di smembramento del legame tra Pāromitā e il marito; non si spezza con il divorzio dei due e con il loro nuovo matrimonio, per rivelare tutta la sua profondità durante l'agonia dell'ex-suocera (interpretata dalla stessa Aparnā Sen), assistita fino alla fine da Pāromitā, la sola a soffrire veramente di quella morte. Nella società indiana tradizionale, come osserva la regista, una donna sposa non tanto un uomo quanto la sua famiglia, diventa bahu (nuora) prima e piuttosto che patnī (moglie). In questa condizione, un'amicizia tra nuora e suocera che si regga solo sulla sua stessa forza, tanto da continuare anche dopo la rottura del rapporto matrimoniale, è pressocché impensabile. "L'amicizia tra gli individui - afferma invece Aparnā Sen - è la sola cosa che mi colpisce come pregna di significato nel mondo caotico e violento in cui viviamo. Ho sempre pensato che il solo rapporto che tiene uniti gli individui è l'amicizia".

Filmografia essenziale

come regista:
36 Chowringhee Lane (1981)
Satī (La sposa fedele, 1989)
Picnic (1990, dramma televisivo)
Yugānt (Fine di un'epoca, 1995)
Pāromitār ek din (Un giorno nella vita di Pāromitā, 2000)
Mr. and Mrs. Iyer (2002)

come attrice:
Tīn kanyā (Tre figlie, 1961, regia di Satyajit Rāy))
Ākāsh kusum (o Up in the Clouds, 1965, re. Mrināl Sen)
The Guru (1969, re. James Ivory)
Aranyer din rātri (Giorni e notti nella foresta, 1969, re. Satyajit Rāy)
Bombay Talkie (1970, re. James Ivory)
Jan aranya (o The Middleman, 1975, re. Satyajit Rāy)
Hullababaloo over Georgie and Bonnie's pictures (1978, re. James Ivory)
Pikū (1980, re. Satyajit Rāy)
Ek din achānak (Un giorno all'improvviso, 1988, re. Mrināl Sen)
Mahāprithibī (o World Within, World Without, 1991, re. Mrināl Sen)
Unishe April (19 aprile, 1995, re. Rituparno Ghosh)
Titli (2001, re. Rituparno Ghosh).

Bibliografia
Garga, B D, 1996, So Many Cinemas. The Motion Picture in India, Eminence Designs, Mumbai, pp. 301-302.
Sinha, B., 1990, The Screenplaywriter in Aparna Sen, in "Deep Focus", vol. III, no. 2, 1990, pp. 28-31.

Cecilia Cossio