I Van Gogh della Cina

Il nome di Vincent Van Gogh è sinonimo di genio artistico, di una personalità fuori dal comune, incompresa, che ha dato al mondo uno degli artisti più amati della storia intera.

Il museo di Amsterdam a lui intitolato e che conserva ed espone gran parte delle sue opere e uno dei più visitati al mondo; il “Ritratto del dottor Gachet”, dipinto negli ultimi mesi della vita del pittore ad Auvers-sur-Oise e stato battuto all’asta per 82,5 milioni di dollari nel 1990. I luoghi legati alla vita del pittore si possono ritrovare nella sua nativa Olanda meridionale, ad Amsterdam e Londra, poi in Belgio e poi ancora a Parigi, in Provenza e poi ancora nell’Ile de France, dove morì suicida nel 1890 all'età di 37 anni.

Un importante elemento che collega il pittore olandese all’Asia si può ritrovare nella sua fascinazione per le xilografie giapponesi, che secondo gli storici scopri probabilmente al porto di Anversa nel 1886 e che rappresenteranno un’importante influenza per la sua espressione. Questo “giapponismo” era un fenomeno in voga nell’Europa del tempo a seguito dell’apertura forzata ai commerci dei porti del Giappone. Nel suo periodo parigino, Van Gogh approfondì questo aspetto tramite la frequentazione di Siegfried Bing, commerciante di arte e oggetti di provenienza orientale. L’argomento di oggi riguarda però non la fascinazione del pittore per un oriente immaginato e mai conosciuto ma invece quella che per sua vita e la sua opera in una comunità non del Giappone, ma della Cina, e del rapporto di questa comunità con un occidente immaginato e (quasi) sconosciuto.
Si parla di Dafen, “villaggio di artisti” che fa parte della città di Shenzhen, zona economica speciale nella Cina continentale meridionale. Dal 1989 questa area suburbana e un luogo dove artisti lavorano producendo in quantità impressionanti repliche di buona qualità di importanti opere di pitture ad olio dell’arte europea, da Leonardo da Vinci all’arte contemporanea. Negli anni ´90 qui furono dipinte per la catena statunitense Walmart oltre 50 mila repliche di famose opere d’arte in pochi giorni. Oggi a Dafen vivono circa 10 mila pittori. Il regista è Haibo Yu, che vivendo a Shenzhen dal 1989, scoprì questa bizzarra comunità e ne fece soggetto di diverse opere.
Questo documentario va in particolare ad analizzare il protagonista, Zhao Xiaoyong, specializzato così come sua moglie e i suoi allievi, dal replicare i lavori di Van Gogh, ed il suo rapporto con il pittore olandese, che considera un maestro e un modello di riferimento. Da 20 anni ne ha studiato lo stile, e pur non avendo mai visto un originale ma solamente fotografie sui libri e cataloghi di arte o su internet, diventando capace di ricrearne le opere a memoria, con poche pennellate precise e sicure. I suoi committenti sono soprattutto europei.

La storia si svolge intorno alla sua vita quotidiana che viene movimentata dall’invito di un cliente olandese che gli propone di incontrarsi ad Amsterdam. Nonostante la relativa ristrettezza economica Xiaoyong capisce che il viaggio potrebbe insegnargli molto e decide quindi di partire, accompagnato da alcuni allievi. In questo viaggio scopriranno un Europa diversa dalla loro immaginazione e avranno modo di visitare il Museo di Van Gogh, Parigi, Auvers-sur-Oise, vedendo alcuni dei paesaggi e dei luoghi ritratti dall’artista e recando omaggio alle tombe di Vincent e del fratello Theo. Al ritorno da questo viaggio sentirà di aver rafforzato il suo legame con il suo maestro di vita e deciderà di cimentarsi per la prima volta anche in lavori originali, ritraendo scene e persone della sua quotidianità.

Trailer: https://youtu.be/MaSL5GxDl90

China’s Van Gogh

中国梵高, Zhōngguó fàn gāo

tr.: I Van Gogh della Cina

Cina, 2021, 80’ Dir. Yu Haibo, Kiki Tianqi Yu

Enrico Pittalis