Incontro con Park Chan-wook

In occasione dell'uscita in Corea dell'ultimo film di Park Chan-wook (Old Boy --ispirato all'omonimo fumetto giapponese di Minegishi Nobuaki), il giornale internet Ddanzi Ilbo ha pubblicato una lunga intervista al regista, svolta in tono informale e amichevole, nella quale il giornalista Ddanzi Chonsu e Park Chan-wook discutono non soltanto dei film di Park, ma anche di cinema e di Corea in generale. Riproduciamo qui in formato ridotto la conversazione dei due, in uno dei primi pezzi tradotti dal coreano che illustrano il carattere del regista.

INCONTRO CON PARK CHAN-WOOK

 

 

Old Boy

di Park Chan-wook

 

 

Regia: Park Chan-wook, Sceneggiatura: Hwang Jo-yoon, Im Joon-hyung, Park Chan-wook, Fotografia: Chung Chung-hoon, Scenografia: Ryu Seong-hee, Montaggio: Kim Sang-bum, Musica: Cho Young-wook, Interpreti: Choi Min-shik (Oh Dae-su), Yu Ji-tae (Lee U-jin), Kang Hye-jung (Mido), Produttore: Kim Dong-joo, Produzione: Show East Company, Ltd., Distribuzione: Cineclick Asia, Origine: Corea del Sud, 2003, 35 mm, colore, 119'.

In un giorno come un altro del 1988, un uomo come un altro, Oh Dae-su, viene improvvisamente rapito, strappato alla moglie e alla figlioletta, e imprigionato in una stanza. Qui il suo unico compagno è un televisore, dal quale presto apprende che sua moglie è stata brutalmente assassinata. Inutili tutti i tentativi di fuga e di suicidio, Dae-su decide che l'unico scopo di vita rimastogli è la vendetta nei confronti di chi (ancora ingnoto) gli ha rovinato la vita. Dopo quindici anni di prigionia Dae-su viene rilasciato, con a sua disposizione un portafoglio e un telefono cellulare. Alla ricerca del suo rapitore, Dae-su incontra una ragazza, Mido, che lo aiuterà ad indagare. Dopo diverse traversìe Dae-su finalmente trova l'uomo che lo ha torturato per anni, ma quando sta per ucciderlo questo gli fa notare che se lo uccidesse subito non saprà mai per quale motivo è stato rapito. Gli propone invece un gioco: in cinque giorni Dae-su deve indovinare il motivo per cui è stato imprigionato, o il rapitore (Lee U-jin) ucciderà Mido. Al contrario, se Dae-su indovinerà, U-jin si suiciderà.

Incontro con Park Chan-wook: È il momento di Old boy

Definito come film immorale perché tratta l'incesto, etichettato film che viola e mina i valori morali della società, film molto commerciale e deviante, in cui degenerano lascivia, decadenza e depravazione, Old boy ha fatto parlare molto; in soli tre giorni dalla prémière ha superato 530 mila spettatori, e lo scorso fine settimana ha superato il milione. In linea di massima la gente pensa che se si muove "un milione di persone" per un certo scopo, questo è un "fenomeno" che supera la semplice dimensione dell' "interessante". E per il cinema coreano, che non si è mai spinto così all'estremo, a mettere il pubblico con le spalle al muro così crudelmente, usando argomenti tabù per indurre ansia e disgusto, il fenomeno non è un fenomeno normale, è una cosa che non può essersi creata da sola, e che ha attirato la nostra attenzione.

Ma chi è Park Chan-wook?
Abbiamo deciso di incontrarlo.

La nostra intervista ha avuto luogo il 22 novembre in un caffè di Apkujeong. Dal nostro giornale va in azione il trio Chonsu, il redattore capo, e il responsabile della sezione cinema Na Moong-i, mentre il regista Park è accompagnato dal suo staff programmazione. Siamo in ritardo di una quindicina di minuti, il nostro staff intervista che era uscito a comprare una presa multipla ritorna, ed è ora impegnato a collegare laptops, registratori e telecamere. E alla figura di Park, che sta seduto composto e continua a non parlare, per un momento si sovrappone l'immagine di U-jin, che per la prima volta faccia a faccia con Dae-su nell'appartamento di fronte all'abitazione di Mido, gli risponde affabilmente, sorridente e sereno, mentre Dae-su mosso da spirito vendicativo a denti stretti gli punta contro un martello.

[...]

Chonsu: Nell'intervista di oggi vorrei discutere un po' del film e un po' di chi è Park Chan-wook, per cominciare.
Park: Così se la parte riguardante me è noiosa scriverai di più del film...

[...]

Chonsu: Io l'ho guardato con passione dall'inizio alla fine... Ho provato a immedesimarmi sia in Yu Ji-tae che in Choi Min-sik... L'ho guardato dicendomi che se tutti lo definiscono [un film] molto fumettistico, forse sarà stato realizzato portando agli estremi gli effetti drammatici... Ma verso la fine quando compaiono le due sedie non ho potuto fare a meno di chiedermi chi è che ce le ha portate?... L'ipnotizzatrice? Choi Min-sik?... Se ce le ha portate l'ipnotizzatrice è proprio l'incarnazione dello spirito di servizio. [...] Se ce le avesse portate Choi Min-sik sarebbe davvero una mossa cortese... (ride). In quel campo aperto, per parlare con l'ipnotizzatrice porta apposta le sedie...

[...]

Park: Non ci ho mai pensato. Puoi anche vederla così. Oppure ce le può aver portate Oh Dae-su, quindi Choi Min-sik, più che l'ipnotizzatrice... È più probabile che ce le abbia portate Oh Dae-su, non credi?, è lui quello che chiede aiuto per risolvere la propria situazione... Non ci ho mai pensato. Ovviamente anche la troupe si sarà chiesta ma da dove cavolo arrivano queste sedie, cosa c'entrano?, ma si è rassegnata a portarcele e basta... Direi che qui la situazione è un po' particolare, si entra nel fantasy, nella sensazione "ma dove diavolo siamo?".
Le riprese sono state fatte in Nuova Zelanda, nonostante nel film non si veda segno della Nuova Zelanda. Anche tu avrai pensato che si tratta più o meno del Kangwondo [regione coreana, n.d.t], vero? Ho cercato di indurre la sensazione: ma qui dove siamo?, questa scena a quanti anni dopo si dilata?, dopo quanto tempo incontra Mido?, in una rappresentazione che non spiega per niente questi dettagli.

Chonsu: Per quanto riguarda gli altri elementi del film si può dire che in gran parte sono stati presi a prestito da diverse leggende e che sono tabù, ma in ogni caso, se la sceneggiatura in sé coincide con una struttura teorica, le sedie non coincidono con un cavolo...
Park: (ride forte)

Chonsu: Ammettilo, l'hai scritto senza motivo. Loro seduti, che discutono, l'hai fatto solo perché è più adatto a livello di scenografia.
Park: Da in piedi non sarebbe venuta bene. Avevo pensato a diverse cose, fra cui di rappresentare il posto come una specie di parco con delle panchine di legno, ma filmando in Nuova Zelanda non abbiamo potuto portare tutto noi. Quindi abbiamo usato le sedie della struttura in cui alloggiavamo.

Nel tentativo di rompere il ghiacchio ho fatto domande scherzose. Le risposte, a mia sorpresa, sono state serie. Mi aspettavo un personaggio cinico e pungente come le sue sceneggiature, che dà risposte secche come i suoi film, ma la figura seduta, la voce che risponde con un tono e contenuti... come dire?... mhmm...

Na: Per quanto riguarda la trama e i colpi di scena del film hai esercitato un controllo parecchio severo, l'attenzione a non far trapelare la trama prima dell'uscita del film ha avuto un grado di importanza ben definito. L'hai tenuto nascosto e rivelato all'ultimo momento come se spuntasse da un posto fuori dalla realtà... Viene da chiedersi se non hai cercato di creare una situazione simile a quella del film trasponendo la situazione contenuta nel film alla realtà...
Park: No, non è andata così. E non ho pensato nemmeno a una strategia di marketing. Ovviamente come prodotto accessorio il colpo di scena può anche essere di aiuto, ma in questo film i colpi di scena sono importanti. [...] Anche se non si può dire che i colpi di scena siano tutto [...] penso che da un punto di vista della produzione sia particolarmente importante che sin dal principio i rovesciamenti di trama si pubblicizzino o meno. Comunque, non capisco bene la domanda del trasporre la situazione dal film alla realtà.

Chonsu: In altre parole, in realtà non hai usato la storia del film per fare marketing.
Park: No, non direi. Per noi questo è stato un problema pressante. Forse a certi intellettuali sembrerà così, ma se fossero parte della produzione e direzione di questo film penserebbero che che bisogna difenderlo a rischio della propria vita.

Chonsu: Ci sono casi in cui si realizza un film solo per il colpo di scena, e in questi casi si vedono spesso delle forzature. Ma mi pare che in Old boy non ci siano forzature create solo al fine di rappresentare effetti drammatici della presentazione...
Park: Sì, anche noi abbiamo continuamente cercato di fare attenzione a questo problema. Ci siamo impegnati per non arrivare a ricevere questa critica.

Chonsu: Perciò forse il colpo di scena può sembrare di non forte impatto.
Park: Penso che anche nel caso in cui non sia tanto sensazionale, il pubblico più accorto possa presagire il colpo di scena già da indizi accennati in parti precedenti nel film, momento per momento, anche se poi se ne dimentica perché si svolge un altro episodio. Mi è piaciuto costruire il film in questo modo.

Chonsu: Alla fine Yu Ji-tae si suicida, cosa che ha deluso circa la metà degli spettatori. Forse avresti potuto impegnarti un po' di più e trovare uno sviluppo più interessante... Ma d'altra parte Yu Ji-tae cosa potrebbe fare se non suicidarsi? A prescindere da ciò che il regista gli avrebbe ordinato forse si sarebbe suicidato lo stesso...
Park: Credo che chiunque altro avrebbe fatto così...

Chonsu: Certo, ma visto che la storia faticosamente arriva fin qui, perché all'improvviso, e stereotipicamente, lui getta la spugna? Non è un codardo? Che stronzo...
Park: Alla fine di una storia in cui qualcuno muoia, che sia un suicidio o meno, mi viene sempre da pensare che nei film di una volta quando non si sa come realizzare l'uscita di scena di un personaggio spesso il suicidio viene scelto come metodo più semplice da attuare. Forse scegliere un'uscita di scena semplice è sempre la cosa migliore... Inoltre, come dicevi anche tu, Yu Ji-tae impersona uno che ha ormai perso la voglia di vivere, che anche se non si fosse suicidato sarebbe morto lo stesso, e io ho voluto sottolineare questo aspetto. Nel momento in cui tutti i programmi che ha fatto per Oh Dae-su si realizzano lui non ha altri motivi per vivere, è finito per diventare uno che non ha più sogni da realizzare. Poiché è vissuto progettando la sua vendetta ed esercitandosi a questo fine, non ha altre ragioni di vita... è questo che volevo sottolineare.

[...]

Chonsu: In qualche altra versione della storia per caso non hai sviluppato un finale diverso?
Park: No, finiscono tutte col suicidio. In un'altra versione lui è un uomo che soffre di cuore per cause ereditarie, come sua sorella, la quale non si getta quindi dalla diga ma muore in un altro modo, cioè correndo all'impazzata sul Passo Hangye [catena montuosa vicino a Seoul, n.d.t], sempre più in alto, su un sentiero a serpentina al di fuori dei suoi limiti... E corre fino a morire, fino a che le si mozza il fiato.

Chonsu: Fino a che le si mozza il fiato... (grande risata generale)
Park: Perché è debole di cuore. E quindi anche U-jin (Yu Ji-tae) finisce per correre in questo modo fino a morire, è una versione che ho tenuto in considerazione a lungo. Non saprei... Sia per la produzione che per me, a pensarci seriamente fa un po' ridere... A parte il fatto che a me piace ridere, nel cinema questo di morire correndo è un metodo nuovo... [...]
In quanto al personaggio di U-jin, credo turbi gli spettatori. La sua relazione con la sorella non viene granché rappresentata, e poiché mi è sembrato che avrebbe dovuto essere spiegata almeno un po', ho pensato che non sarebbe stata male se le si fosse data un'impressione un po' melodrammatica. Alla fine invece di scegliere questo strano metodo per farla morire ho pensato che uno più comune sarebbe andato bene lo stesso. Ma se la sorella non muore correndo a perdifiato, ovviamente anche la morte di U-jin deve essere diversa.

 

Una cosa che mi elettrizza molto è la pistola, il modo in cui la si usa. Quando la guardia del corpo dà la pistola a U-jin e lui la vede per la prima volta, la avvolge in carta di giornale e la riguarda un po' di qua, di là... Questa scena si intreccia con una scena di poche ore prima, quando Dae-su si separa da Mido nella cella, e proprio qui all'intreccio delle due scene, mentre Mido parla della sua speranza che Lee U-jin implori umilmente perdono inginocchiato davanti al nostro uomo per quel che gli ha fatto finora, la voce di Mido si trascina fino alla scena dell'ascensore -- la scena precedente ci fa ancora credere che U-jin non userà la pistola-- dove tenendo in questo modo la pistola U-jin la mostra a Dae-su, e Dae-su guarda con un'espressione un po' intimidita.

Da qui la scena in cui U-jin si sarebbe inginocchiato davanti a Dae-su e lo avrebbe implorato si ribalta completamente, perché in realtà U-jin progettava sin dall'inizio di tirare fuori la pistola. Inaspettatamente Dae-su si trova intimidito in questa situazione, la pistola è quella che servirà per uccidere la guardia del corpo, e quando Dae-su rinfaccia a U-jin di essersi portato a letto la sorella lui non guarda Dae-su, ma la guardia del corpo, la quale di nuovo abbassa gli occhi e muore, sentendo una storia che non doveva sentire...

Gli spettatori forse non lo noteranno, ma per me è il massimo, è veramente comica l'espressione con cui muore la guardia del corpo... Si può anche ipotizzare che la guardia sia morta per aver sentito questo segreto, è quello che abbiamo pensato noi... Ma non ha importanza se gli spettatori non arrivano a pensare fino a questo punto.

Chonsu: Scusa, noi chi?

Park: Noi lo staff, no? La pistola viene usata da U-jin per uccidere la guardia del corpo, poi mira Dae-su come per ucciderlo. E poi... poiché U-jin punta la pistola alla tempia di Dae-su abbracciandolo e mettendoglisi guancia a guancia, può anche sembrare un assassinio che finirà con il suicidio dell'assassino stesso, con il proiettile che trapassa la testa di Dae-su fino ad uccidere anche U-jin, il quale punta la pistola chiedendosi che piacere della vita gli rimane. Ma inaspettatamente U-jin finisce per morire da solo... E così l'uso della pistola vede diverse variazioni, penso che sia più interessante della morte per corsa a perdifiato.

Chonsu: Questo tipo di suicidio non è al contrario più convenzionale?
Park: Sì, se pensi sia un po' convenzionale non ho niente da ridire. Ad un certo livello, in questi film commerciali non si può fare a meno di inserire parti un po' stereotipate.

Di nuovo, è più serio di quel che mi immaginavo.

Chonsu: Ho capito. Possiamo dire che da "Sympathy for Mr.Vengeance" sei rimasto parecchio bruciato e hai opportunamente raggiunto un compromesso, anche pensando che non bisogna lasciarsi sopraffare dalle aspettative altrui, e che se trovi un compromesso farai contenti tutti?
Park: Mah... non saprei, forse senza accorgermene in cuor mio si è verificato questo processo. Coscientemente però non ho pensato che questo film doveva andare diversamente e che dovevo farci soldi.

Chonsu: Non è una cosa che avresti dovuto tenere a mente?
Park: Nel momento in cui arrivano i finanziamenti si può anche parlare in questo modo, ma durante la realizzazione del film non mi concentro sul "se faccio così non guadagnerò un soldo, se faccio colà un po' ci guadagno ma gli spettatori saranno contenti un po' sì e un po' no", perché non si può mai avere nessuna certezza, io stesso non so mai bene come andrà a finire...

Chonsu: Ah, vuoi dire che conosci le strategie commerciali...
Park: Per caso hai letto Cine 21? (Articolo che spiega come in una certa intervista le sue parole vengono riassunte in modo da suonare come "conosco le strategie di vendita ma non rinuncio al mio stile", generando un grosso malinteso con l'opinione pubblica)

Chonsu: L'ho visto ieri, ah ah!
Park: Me la sono vista brutta eh? (ride. il cellulare suona e risponde). Mmhh, non saprei, adesso sto facendo un'intervista con Ddanzi Ilbo... Va bene, ho capito, grazie. (riattacca) Ryu Seung-wan [regista di No blood no tears, n.d.t.] vuole richiamare l'attenzione di Ddanzi Ilbo su "Arahan-Urban martial arts action", [il suo ultimo film, uscirà in Corea nella primavera 2004, n.d.t] ha chiesto se lo puoi chiamare (ride forte).
Tornando a noi, non si può sapere in anticipo cosa sarà accolto come un successo... Spesso lo staff programmazione o il produttore consigliano ciò che secondo loro venderà bene, ma io a questi discorsi non ci credo. Ci sono volte in cui tutto va avanti liscio, altre volte invece ci sono problemi. E allora se ci sono formule che portano al successo e altre che non vanno bene, il primo modo di fare le cose è quello giusto. [...] Ma poiché queste formule non esistono, va a finire che io posso solo comportarmi come preferisco, come mi sembra interessante. E se un certo film finisce per diventare un successo commerciale non è il risultato di un'attenzione in un senso particolare. Dopo aver fatto Sympathy for Mr.Vengeance volevo fare un film diverso, perché all'audience Sympathy for Mr.Vengeance non è piaciuto per niente. Quindi ho fatto tutto il contrario, e ho l'impressione che Old boy piacerà relativamente di più del precedente.

[...]

Chonsu: Alla fine di Old boy arriva la frase "Anche una bestia ha diritto a vivere": una parte del pubblico si è stupita di un simile messaggio. Perché glielo hai messo?
Park: No, non è un messaggio particolare. I sentimenti dei personaggi della storia sono sempre scalpitanti e in evoluzione, e quello è solo il sentimento del personaggio che pronuncia la frase, non è la lezione etica del regista che ha fatto il film.

Chonsu: Visto che ne stiamo parlando, ma alla fine questo film cosa vuole dirci?
Park: Niente... che quando si rilasciano interviste alla stampa bisogna imparare la lezione "fare attenzione a quel che si dice"...

Chonsu: Ah ah!

[...]

 

Park: [...] C'è veramente da far attenzione a quel che si dice... ah ah ah! Ma ovviamente questo non è tutto... chissà, da una parte c'è l'attenzione a ciò che si dice, dall'altra la mancanza di un messaggio preciso... Questo amore che alla fine si decide di dimenticare, ma poi Mido che se ne esce con "Ti amo Dae-su", e vedendo il sorriso di Oh Dae-su in risposta, lo spettatore rimane spiazzato. Poiché Dae-su aveva perso la memoria un po' pareva che fosse finita bene, ma con questa sua reazione ci rimane un po' il dubbio che invece non lo sia... Qui lo spettatore cosa si aspetta, che questo amore si realizzi? O che al contrario venga dimenticato? Naturalmente visto che si tratta di un amore degli attori personaggi del film, nella maggior parte dei casi l'audience spererà che si realizzi.

Ma poiché è un amore immorale, è difficile fare il tifo affinché vada a finire bene. Lo spettatore cosa spera che succeda? Questo dilemma è il fulcro del film, e vorrei che questo dilemma venisse riconosciuto come il dilemma dell'audience. Ovviamente fra il pubblico ci sarà anche chi, confuso e spiazzato, lo accetta e ci mette una pietra sopra senza capire di cosa si tratta... Ho cercato di esprimere chiaramente che questa è una situazione ambigua. Perciò ho inserito la frase "Può anche darsi che se commettiamo un errore i ricordi si confonderanno, ci proviamo lo stesso?", e in seguito "Ti amo Dae-su", con lui che sorridendo sfuma, è contorto non ti pare?

E poi il paesaggio, il paesaggio mostrato alla fine quando scorrono i titoli di coda, quella ripida catena montuosa dà la sensazione che il futuro che si apre davanti ai due personaggi sarà estremamente difficile. Poi dopo questa inquadratura, da lontano appare una prateria oltre le montagne, verde e bella come un paradiso, e questo invece può essere inteso come il segno di una speranza; ma quando anche la musica finisce --veramente a questo punto gli spettatori sono già usciti tutti, comunque-- si sente fischiare un vento sferzante, crudele... Realizzando tutto questo, apposta a sembrare ambiguo, mi sono augurato che anche gli spettatori finissero per chiedersi spontaneamente "Ma io cosa mi aspetto dall'amore di questa coppia?".

Chonsu: Quindi la vita delle persone è incerta, illogica, irrazionale, che non si può predire, come la meccanica quantica, un dilemma antinomico...
Park: Sì, c'è questo aspetto. E in questo film andare contro la vita è dura... Ma più che sottolineare questo, a me interessa sapere se dal punto di vista dello spettatore che vede il film questo è un amore che dovrebbe realizzarsi, o che invece non dovrebbe...?

Chonsu: Quindi sarai contento se alla fine del film l'audience si arrovella a chiedersi se è giusto volere che questo amore si realizzi o se non lo è...
Park: Sì, se vogliamo dirla in parole semplici è così. È questo il guaio di chi fa film, come bisogna farli finire... Questa parte l'avevo fissata fin dall'inizio, fin da quando mi è venuta l'idea per la storia ho pensato alla relazione padre-figlia, e davvero, il finale mi è venuto in mente nello stesso momento.

Chonsu: E tu cosa ne pensi personalmente?
Park: Se io fossi Oh Dae-su penso che mi sarei impegnato nello stesso modo.

 

Se avessi amato così profondamente questa ragazza, Mido, credo sarebbe un risultato piuttosto logico... Se io l'amassi veramente come donna, venendo a sapere che si tratta in realtà di mia figlia... allora cosa farei? Per prima cosa si può pensare a una fuga. Ma lui la ama troppo per fuggire. E anche per la figlia, abbandonata così piccina, una figlia rivista dopo 15 anni, persa, che non ha più rivisto e non per sua scelta... Penso che io la vorrei al mio fianco... Ma vivere insieme a una figlia che conosce questa verità sarebbe un dilemma senza fine per tutta una vita. E all'oscuro della verità, la ragazza non capirebbe perché lui non vuole andare a letto con lei. Non potendo spiegarle il perché e senza nemmeno poter continuamente rifiutare dormire con lei, lui si trova in una situazione senza scelta. Se fosse davvero possibile poter rimuovere i ricordi penso che sceglierei questo metodo. Ma tramite l'ipnosi, nel momento in cui viene fatto l'incantesimo, è difficile cancellare solo alcune parti precise, ci sono molte probabilità che vengano commessi degli errori o che tutti i ricordi vengano rimossi.

C'è anche l'eventualità che la perdita della memoria sia solo temporanea e che in seguito riaffiori, anche questo è un rischio... Qui se fossi uno spettatore tiferei per la perdita della memoria. Dimenticata la verità che la ragazza è la figlia, spererei che il nostro uomo vivrà felice con lei e senza sensi di colpa. Credo che se lui non avesse la memoria e se non sapesse che lei è sua figlia il suo comportamento non potrebbe definirsi immorale... Ma la posizione che prende, tentando volontariamente di rimuovere i suoi ricordi, dimostra un'intenzione disonesta. E allora come dicevo prima, è una situazione in cui non può fare né in un modo né nell'altro... Io stesso potrei anche avere fatto come lui.

Chonsu: Guardando la tua produzione cinematografica, mi viene da pensare che il regista Park Chan-wook è uno che cerca emozioni eccentriche, per un pubblico scelto... Un po' tutti i tuoi film, compreso "JSA", mi danno quest'impressione, c'è un qualcosa che viene sottilmente trascinato fino agli estremi... Un qualcosa di diverso dal tuo spirito aristocratico, come se un finale tutto perfetto farebbe stare un po' male, imbarazzerebbe, farebbe venire la pelle d'oca... Quando in realtà guardando i film, viene anche da pensare che dentro sei un uomo davvero raffinato... troppo raffinato, tirato a lucido tanto da infastidire un po', proprio come uno vestito tutto per bene che si fa apposta una testa punk...
Park: Ah ah ah ah!...

Chonsu: Un operato "aristocratico"... che però contrasta con lo status che hai acquisito con l'esperienza, e anche i tuoi film sono di rottura...
Park: Mmhh... hai visto giusto. Però ciò non significa che io abbia gusti raffinati.

Chonsu: Ah ah!... E sei anche pignolo...

Dal suo "hai visto giusto" della discussione qui sopra, e a proposito dell' "essere raffinato", mi domando: se avessi lasciato cadere il discorso avrebbe automaticamente accettato la cosa, o invece visto che l'ho tirata fuori lo imbarazza un po'...? oppure pensa davvero di non essere un tipo raffinato...? o è uno che quando riceve complimenti non si sente a proprio agio e nega fermamente...? Corretto fino a diventare un po' arrogante, uno che appartiene alla categoria di quelli che devono sempre aggiungere l'ultima parola ... I preconcetti che mi ero fatto guardando i suoi film, sono stati "traditi" passo per passo.

Park: Mah, il fatto che ho vissuto una vita tranquilla e senza grosse difficoltà non ha nessun tipo di relazione con l'amore per i film eccentrici...E solo perché sono uno che è vissuto in questo modo non mi si può costringere a non avere certi gusti... Ma forse c'è anche questa ragione... Avendo vissuto in questo modo, mi sono annoiato vivendo una vita senza stimoli, e nemmeno la creazione di un operato raffinato porterebbe ad interessarmi di opere artistiche.

Chonsu: E lo sottolinei apposta... con il martello...
Park: Eh? Ah ah! Sì, è così. All'inizio quando ho cominciato forse avrei anche potuto negare quest'interesse e scrollarmelo di dosso, ma visto che ho vissuto portandomelo dentro per tanto tempo l'ho interiorizzato e ho finito per percepirlo naturalmente. E se nel film traspare questa caratteristica credo che ne possa uscire una composizione elettrizzante... Ma non è una cosa calcolata.

Arrivo a girare il coltello nella piaga...

Chonsu: L'essere o meno "eccentrici" è una questione di gusti, alla gente comune pare che stia a rappresentare il livello di una persona ma non è così. Io protesto che uno che si interessa di cose definite di livello basso non necessariamente è un individuo dello stesso livello. O forse vorrei consolarmi, dicendo che anche se per la massa quel che fai è eccentrico non significa che tu sia di livello basso... Visto che anche Ddanzi Ilbo è considerato in questo modo capisco bene come ci si sente... E se si arriva a ricevere un grosso capitale, bisogna far intervenire la coscienza professionale...

A me Sympathy for Mr.Vengeance è piaciuto. Forse potrà anche farti male al cuore, ma [...]mi chiedo se Park Chan-wook non sia uno che sa cosa richiede il mercato ma non possa rinunciare all'arte... E quindi finisca per autocompiacersi usando i soldi di qualcun altro...

Una cosa che ho imparato portando avanti Ddanzi Ilbo è che ci sono testi che non vengono capiti dai lettori, o che muoiono abbandonati, sempre per un paio di ragioni. Una è il troppo amore per il testo, innamorandosi del testo non si riesce a mantenere una distanza oggettiva, e si finisce per essere gli unici a capire questo testo scritto. Un'altra ragione è che anche se si sa che porre apposita distanza fra sé e il proprio testo è estremamente importante, non si riesce a capire quanta deve essere questa distanza, quindi il testo finisce per essere troppo distaccato sia dall'autore che dal lettore, riamenendo lasciato a se stesso e quindi a morire da solo. Sympathy for Mr.Vengeance mi dà proprio quest'impressione...

Park: Con questa mi hai messo k.o. Come faccio adesso a riordinare le idee... Ah ah ah! Dunque, per prima cosa non abbiamo a che fare con un romanzo o una poesia, e in secondo luogo penso che un film sia diverso da un articolo di giornale. Un film è arte, non importa se comporta un'apertura di grande scala, per esempio anche Matrix è arte no? In questo senso, io non cerco di fare art films, il film è un mezzo artistico e penso che sia diverso e che non si possa mettere allo stesso livello dell'articolo di giornale. Ritengo anche che lo scopo principale non sia quello di venire amato da tante persone e farsi capire da tanta gente.

Poi non capisco bene cosa intendi per innamorarsi del testo. Perché il motivo per cui un film viene prodotto è la causa, ma l'innamorarsi del testo non è il risultato? Io amo molto Sympathy for Mr.Vengeance, ci sono molto attaccato. Ma il perché ho realizzato questo film è un'altra questione. E poi a proposito dei film eccentrici, io non mi aspettavo che Sympathy for Mr.Vengeance non avrebbe realizzato buoni introiti, per me era un buon film...

Chonsu: Allora tu non pensi che il successo commerciale dei tuoi film sia secondario...
Park: No, per niente. Mah, ci sarà anche gente che la pensa in questo modo, ma io tanta audacia non ce l'ho.

Chonsu: Davvero? Mi pare che con Sympathy for Mr.Vengeance ti abbiano frainteso in molti.
Park: Sono stato frainteso terribilmente. Sono finito su un sacco di libri neri. Oltre a pensare che fosse un buon film, credevo che poiché presenta degli aspetti innovativi fosse il nuovo film che l'audience aspettava... Ovviamente non è una commedia o un film d'azione, ma mi aspettavo che con un cast di attori di quel livello l'audience si sarebbe interessata e sarebbe andata a vederlo, e quindi anche se non sarebbe stato un mega hit credevo che la produzione avrebbe guadagnato almeno un po' di interessi. Se mi dici che non ho il senso degli affari non ho proprio niente da controbattere, ma di certo non l'ho fatto di proposito. Io ho filmato la sceneggiatura così come era stata scritta, e quella era stata approvata dai produttori. Io ho fatto quello che ho detto avrei fatto, e se anche la produzione ci ha creduto, che altro si poteva fare?

Chonsu: Su questo argomento ti scaldi parecchio. (grossa risata generale)
Park: Certo, perché tanto per fare un esempio, siamo arrivati al un punto in cui se un certo produttore chiede ad un attore o a qualcuno del pubblico cosa ne pensi di Sympathy for Mr.Vengeance e questo risponde che gli è piaciuto, allora significa che è uno non tanto a posto, la domanda sul mio film viene usata come test per farsi un'idea di chi si ha di fronte... Ovviamente non c'è nessuno che viene direttamente da me a dirmelo, ma quando se ne parla senza di me in ambienti informali mi vengono fatte tante critiche, vengo dipinto come quello colpito a morte, come quello che causa fallimenti economici, come quello che cerca solo approvazione...

[...]

Chonsu: Se non mi avessi spiegato tutto anch'io ti avrei frainteso.
Park: Probabilmente è anche colpa mia, mi sono scavato la fossa da solo. Ovunque vada esprimo sempre amore per questo film e forse per questo mi si potrà vedere sempre più arrogante. Immagino che potrà sembrare che poiché è una mia creazione, anche se la programmazione non è andata bene, io ho finito per esprimere un attaccamento esagerato al film.

Chonsu: Ti faccio ancora una domanda riguardo alla parte finale. Ci sono casi in cui la sceneggiatura in sé è compiuta, ma non viene capita dai lettori. Col senno di poi non ti sembra che Sympathy for Mr.Vengeance in effetti non sia come un testo che non viene letto, e che non riesce comprensibile alla massa? E quindi nel tentativo di lasciarsi alle spalle certe accuse, amando troppo il proprio film non si finisce per non riuscire a trovare la giusta distanza dall'audience?
Park: Quando si crea qualcosa con amore poi si finisce per affezionarcisi, ma non lo si fa apposta, è una questione di causa ed effetto. E riguardo al fatto che questo film non sia stato molto visto, non so perché, ma c'è molta gente che non è voluta andare a vederlo.

 

Così, a pelle, sin dai poster all'entrata molti hanno avuto l'impressione che fosse un film tremendo e disgustoso. Io non me l'aspettavo, ma il 70-80% dell'audience l'ha veramente trovato terribile, un film pessimo, ci sono state diverse reazioni di questo tipo, anche sulla bacheca della homepage... Per quanto riguarda il paragone con il testo scritto... Il film non presenta una narrativa difficile da capire, anzi è molto facile da recepire. Probabilmente se il contenuto dei film che uno recepisce risulta disgustoso non può rapportarcisi. In realtà il fulcro di Sympathy for Mr.Vengeance non è quello di un film horror in cui saltano gambe e braccia o vengono esposte budella, ma anche se non ha scene del genere viene ricordato come un film terribile e crudele. Degli effetti e degli stimoli che il pubblico si apettava si è trasmesso bene questo aspetto, che non è quello che si aspettava... Peccato, perché in questo film non ci sono per niente effetti che shockano alla vista, davvero, nel film non ci sono effetti horror.

Lui la pensa così....

[...]

Chonsu: Anche nel caso di Old boy gli spettatori non sanno bene come reagire: non si distingue chiaramente chi è il buono e chi è il cattivo, non si capisce se in certe scene si debba piangere o ridere, se i protagonisti debbono andare a finire bene o male... I tuoi film presentano sempre questi aspetti contraddittori perché ti piacciono situazioni che non si risolvono troppo chiaramente?
Park: Immagino di sì.[...]

Chonsu: [...] Una delle reazioni più comuni delle nostre ragazze che hanno visto il film con noi è che non riescono a immedesimarcisi. Sympathy for Mr.Vengeance è stato un film difficile in questo senso, e anche questa volta pare sia lo stesso, il pubblico femminile ha guardato con interesse lo svolgersi della storia sullo schermo ma non riesce ad identificarsi con la storia. Quando ho chiesto perché mi hanno risposto che anche trovandosi nella stessa situazione non sarebbero arrivate a quel tipo di comportamento, che i comportamenti dei protagonosti appartengono a un modo di fare estremamente maschile, estremamente muscolare, un problema tipico... Motivo per cui forse il regista Park Chan-wook è un maschilista...
Park: Vado un attimo alla toilette. (risata generale)

Chonsu: (durante l'assenza di Park si rivolge allo staff programmazione) Voi siete il gruppo che è stato fatto e disfatto?
Staff programmazione: Sì.

Chonsu: Lo staff di "Old boy" è affiliato alla casa produttrice o a qualcun altro?
Staff programmazione: Dalla produzione ai finanziatori alla distribuzione noi siamo tutti a contratto, e facciamo parte di una casa costituita da Kim Dong-ju. Il primo film finanziato da questa casa è Mutt boy, seguito da Acacia, che è il mio quarto film. In seguito il mio gruppo si è unito alla produzione e alla direzione formando l'attuale gruppo programmazione.

Chonsu: Lo staff di Old boy?
Staff programmazione: Sì, lo staff di Old boy, ma ogni volta che si finisce un film ci separiamo.

[...]

Chonsu: Pare che la programmazione del film vada bene.

[...]

Park: Anche l'esportazione va bene, quindi non ci saranno perdite. A proposito del maschilismo... in realtà io non sono un maschilista, per fare un esempio non sono uno che usa nei suoi film degli Arnold Schwarzenegger, in questo senso non faccio film macho. A me non pare, ma se il gentil sesso insiste a dire che faccio film maschilisti, mah!, chissà... macho...

Chonsu: Per questo motivo le donne non si immedesimano nei tuoi film...
Park: Allora se lasciando la storia così com'è i due protagonosti fossero donne cosa se ne penserebbe? Non sarebbe la stessa cosa? [...] Io ho l'impressione che se avessi scelto come protagoniste due donne non mi avrebbero definito un maschilista...

Chonsu: Le nostre ragazze non sono così semplici...
Park: Senza rendersene conto questo tipo di cose influenzano.

Chonsu: Ti sei arrabbiato? (ride)
Park: No, è solo che il mio modo di pensare non è maschilista, mi dispiace molto che il film venga interpretato in questo modo. Comunque il vendicarsi a questo livello non mi pare una prerogativa tipicamente maschile, una donna potrebbe certo fare di peggio.

Chonsu: Più che la vendetta il tipo di immaginazione è prettamente maschile...
Park: Non capisco perchè il preparare una vendetta con un metodo che si estende per un periodo molto lungo e in un modo molto crudele debba essere un'immaginazione prettamente maschile. Né credo sarebbe strano se lo facesse una donna...

Chonsu: Lo pensi davvero?
Staff programmazione: Per quel che ho potuto vedere io, mi pare che di questo film alle donne abbia dato fastidio la crudeltà.
Park: Sono d'accordo. Ma davvero non capisco perchè la crudeltà di questo film debba necessariamente appartenere all'immaginazione maschile...

Chonsu: Ho capito, ci penso io a dare una lavata di capo alle nostre ragazze (ride). Ah, qualcuno dei nostri ha anche commentato che Park Chan-wook è un patito dei fumetti giapponesi, per esempio gli piaceranno Sexy commando gaiden: sugoi yo! Masaru-san o Ike! Inachū takkyūbu...
Park: Non leggo fumetti al punto da poter essere definito un patito, oltre a Masaru-san e Inachū takkyūbu ci sono alcuni fumetti che mi piacciono, ma non ne leggo tanti. Per esempio Bonobono, Azumanga Daioh, Lei, l'arma finale [Saishū heiki kanojo]... Non sono molti i fumetti che leggo, ma li scelgo accuratamente; e quelli che ho letto perchè mi sono stati consigliati sono tutti buoni.

Chonsu: Credo che se facessi un film su Masaru ti riuscirebbe bene.
Park: Piacerebbe farlo anche a me ma credo sarebbe un'impresa piuttosto difficile. Il bello di quel fumetto è la ruvidità della linea, ben visibile nel disegno ma forse impossibile da rappresentare in un film...

Chonsu: Hai visto il cartone animato di Sexy commando?
Park: No, ma ho visto il cartone animato di Inachū takkyūbu. [...] Sia Sugoi yo! Masaru-san che Azumanga Daioh sarebbero molto belli da filmare, ma chi è che mi finanzierebbe?

 

Chonsu: Tornando a noi, il set di "Old boy" è veramente fichissimo... Staff: La Penthouse suit? [si riferisce all'abitazione di U-jin, n.d.t.]

Chonsu: L'avete costruito per l'occasione?
Park: Sì.

[...]

Chonsu: Guardando i tuoi film c'è anche chi ci vede una comprensione per gli omosessuali...
Park: Personalmente non ho di queste inclinazioni, ma mi interesso alle cosiddette 'minoranze' che, specialmente nella società coreana, vengono trattate come anormali. Fra le persone che amo e che rispetto c'è qualcuno con queste inclinazioni, anche se non può rivelarlo pubblicamente.

Chonsu: Un personaggio famoso?
Park: No, non è un personaggio famoso. È una persona secondo me chiaramente gay, che si è sposato e ha divorziato, ma vivendo nella società coreana non può rivelare la sua natura, anche se forse non ha mai avuto rapporti fisici con un uomo. Penso spesso a lui, e mi pare davvero troppo represso dalla società. È una persona che mi piace molto, è veramente premuroso e gentile come un angelo, fatto dovuto forse anche a questa sua natura.

Chonsu: Molti hanno visto in Sympathy for Mr.Vengeance il tentativo di parlare di queste persone, e anche tu ora me lo confermi... Ma come vedi la tua vera natura?
Park: Io sono uno che appartiene alla classe media, lo sono i miei vestiti e quello che compro, ma non credo sia importante a che classe appartengo. Nel mondo capitalista il problema della classe di appartenenza è piuttosto serio, e io semplicemente prendo coscienza del problema.

Redattore: Sei conosciuto come un membro del Partito Laburista-democratico.
Park: Sì.

Redattore: Nei tuoi film non lasci trasparire queste tinte politiche, anzi le occulti per bene...
Park: Io non sono un Ken Loach. Non ho per niente intenzione di porre critiche a persone di questo tipo, ma se da una parte ci sono loro, dall'altra può sembrare che i miei film e la mia appartenenza al Partito Laburista-democratico siano due cose ben distinte... Io non arrivo a pensare a una divisione fra i miei film e la mia inclinazione politica, ma non voglio neanche mostrare il mio privato. [...] penso che in arte un elemento sempre importante da mantenere sia un certo grado di vaghezza, i film di Ken Loach chiaramente colpiscono molto e fanno anche commuovere, ma penso che appartengano a un mondo del tutto diverso dal mio.

Chonsu: Hai detto che anche dopo aver fatto diversi film non vuoi portino troppo il tuo marchio di fabbrica, che speri non sembrino film fatti dalla stessa persona... Per quale tipo di film vorresti che ti riconoscessero come un buon regista? Oppure vorresti davvero non venir riconosciuto come il regista dei tuoi film?
Park: Francamente parlando non ambisco per niente ad essere visto come uno che fa un po' di questo e un po' di quello, perché io non faccio film di genere diverso. Da un punto di vista del genere, di certo non realizzo commedie romantiche. In realtà l'atmosfera dei film che tratto è quasi sempre un po' sul mystery, se li definiamo a grandi linee possono essere visti come thriller che sconfinano nel film noir; non progetto cose estremamente lontane fra loro, e non sono particolarmente di talento. A grandi linee direi che i miei film appartengono allo stesso genere, sono cioè film sul crimine, la cui atmosfera è diversa volta per volta, mentre per quanto riguarda la realizzazione cerco di usare diversi stili. Questo perché penso che se si continuano a ripetere sempre le stesse cose si finisce per perdere il piacere di lavorare.
Quando un giorno sarò morto e anche oltre, quando si parlerà di che tipo di regista sono, mi piacerebbe si dicesse che ho fatto film di diversi stili ma non sono mai caduto in basso con lavori mediocri. Inoltre, una cosa che non vorrei sentire sono i discorsi sui film d'autore. Non che questi discorsi siano sbagliati, ma non è il mio caso, né intendo diventarlo. Mi piacerebbe sentir dire sinceramente che sono stato un regista professionale e che sono diventato un veterano del campo.

Chonsu: Perché non ti piacciono i discorsi sui film d'autore?
Park: Perché non sono adatti a me, e utilizzare per me questo concetto è sbagliato. [...] Spesso i giornalisti scrivono senza conoscere l'argomento, nei film d'autore uno stile consistente è importante. Ma io non penso che nei miei film ci sia uno stile consistente. E quindi penso anche che non rientro in questi canoni. Poi nella teoria d'autore questo tipo di regista lavora esercitando un forte controllo, mentre ai miei film contribuiscono molto anche lo staff e la troupe: io non li guido tutti e momento per momento, le parti che sviluppano i singolo individui da soli sono molte, così come i casi in cui adotto i loro suggerimenti... Per questo ritengo di non essere un regista di questo tipo.

Chonsu: E qual è il motivo per cui arrivi ad arrabbiarti?
Park: Non è perché dicono che io sono regista di film d'autore, ma perché spesso i giornalisti scrivono cose a caso. [...] Per esempio a volte scrivono con estrema facilità di concetti che paiono interessanti ma che non sono neanche pertinenti, o per come dicevo poco fa si chiedono immediatamente se tutti i registi che fanno film un po' particolari non siano grandi autori, quando in realtà non lo sono per niente. Tanto per fare un esempio i film di John Ford non presentano caratteristiche che saltano particolarmente all'occhio, ma lui è di certo uno fra i grandi autori. Così, spesso nel cinema "cult movie" o "film eccentrici" sono concetti che vengono usati impropriamente.

[...]

Chonsu: A giudicare dai tuoi film mi sembri un tipo meticoloso...
Park: Meticoloso è un concetto relativo, per esempio in confronto a Lee Myung-se sono molto all'acqua di rose. In confronto a Kim Ki-deok sì, forse sono meticoloso. In generale direi che sto ad un punto medio nella scala della meticolosità.

Chonsu: A proposito di Sympathy for Mr.Vengeance, in tanti hanno detto che la trama non è abbastanza sviluppata. E anche riguardo a Old boy mi è venuta da pensare la stessa cosa. Per esempio quando Dae-su cerca il ristornate cinese "Drago Blu", che in realtà non è "Drago Blu" ma "Drago Blu-viola", mentre crede ancora che sia "Drago Blu" improvvisamente tira fuori il martello dicendo a Mido "Non posso fidarmi di te", ed esce a cercare il ristorante. Che fino a qui non era riuscito a trovare perché si era fidato...
Park: Il "Non mi posso fidare" non c'entra con il "Drago Blu", lo dice perché Mido sta davanti al computer sulle chat con il tale che lo ha sequestrato.

Chonsu: Questo l'avevo capito, solo che se si prova a guardare lo svolgimento della storia non è coerente...
Park: Si vede l'elenco telefonico, no?

Chonsu: Mi stai dicendo che ha cercato sull'elenco telefonico e ha trovato il "Drago Blu-viola"....

Da qui stranamente, o forse non stranamente, abbiamo discusso animatamente per una decina di minuti. Ritenendo che fosse una scena importante ci siamo scambiati opinioni del tutto opposte. Ddanzi Ilbo è sempre un po' così... Comunque, segue lo svolgimento del dibattito, finito per diventare accesissimo, come se si trattasse di una discussione da cui dipende il futuro dell'umanità, su un tema come il surriscaldamento della temperatura terrestre o simili.

Park: Si possono prendere in considerazione diversi fattori, analizziamoli tutti. Diciamo che ci sia una decina di ristoranti il cui nome contiene i caratteri cinesi "Drago Blu". Lui va a vederli tutti. Poi dai suoi occhi si scende, la cinepresa si ferma sulle bacchette e sui ravioli fritti, che sono come quelli che ha mangiato lui per 15 anni.

 

È questo il posto giusto? Da quel che vede sembra di sì. Questa è la situazione prima di assaggiare i ravioli. Poi blocca il ragazzo che fa le consegne, il che significa che ha assaggiato i ravioli e ha capito che questo è il posto. Non penso che nell'ambito di questo film sia una forzatura. È vero, credeva di trattasse del "Drago Blu", ma ci può anche essere un ristorante il cui nome si compone di un elemento in più. Non so bene come ha fatto a trovare "Drago Blu-viola" sull'elenco, ma per quel che ne so io sulle pagine gialle c'è anche la pagina dei ristoranti cinesi. Diciamo che li guarda tutti. E così facendo scopre che c'è un ristorante il cui nome contiene tre caratteri, "Drago Blu" più un terzo. Mah, io non ci vedo niente di strano...

[...] Un altro elemento è la sua ricerca del ristorante. Ho pensato che non valesse la pena rappresentarla in maniera dettagliata. [...]

 

Chonsu: In che cosa ti definisci pigro?

[...]

Park: Durante le riprese spesso mi rimproverano di essere pigro. Per esempio nella scena della lotta con il martello ci sono venti attori, ma siccome era troppo complicato l'abbiamo filmata in una ripresa, l'avrai sentito dire diverse volte.

Chonsu: C'erano venti attori in quella scena?
Park: Venti, o diciotto...

[...]

Redattore: [...] per quale motivo ti sei risparmiato sulle riprese?
Park: Perché la continuità della scena è piuttosto complicata, mi seccava e l'ho finita in una ripresa.

Chonsu: Ti riferisci alla scena in cui segui tutta la corsa di Dae-su, giusto? È una gran bella scena, e pensare che è il risultato della tua pigrizia... sorprendente.

Chonsu: C'è un politico che ti piace in particolare?

[...]

Park: Ah... Un politico coreano... non saprei. Visto che faccio parte del Partito Laburista-democratico, credo che sceglierei Kwon Yeong-gil.

[...]

Chonsu: Hai avuto un motivo, un incentivo particolare che ti ha portato a questa scelta?
Park: No, non mi pare... Anche il Partito laburista-democratico fa parte della minoranza, ma non apprezzo la gente che critica sia la forza progressista che la minoranza o che dice che i politici come categoria sarebbe meglio non ci fossero. Non credo ci sia una grande differenza fra i partiti, ma ho deciso di iscrivermi al Partito Laburista-democratico senza seguire il consiglio di nessuno, perché mi è sembrato che fosse un po' diverso.

Chonsu: Quindi alle prossime elezioni voterai Kwon Yeong-gil?
Park: Immagino di sì.

Chonsu: Non No Mu-hyeon...? [l'attuale presidente coreano. n.d.t]
Park: No.

[...]

Chonsu: E ultimamente non sei d'accordo sulle scelte di No Mu-hyeon?
Park: Certo che no. [...] Credo che sia una persona in gamba. Ma in quanto alla sua attività politica... mi pare che stia andando in questa direzione perché non può evitarlo. Io non sono uno specialista, ma sono contrario a diverse delle sue scelte, come l'invio delle forze militari [in Iraq a sostegno delle truppe statunitensi, inverno 2003, n.d.t.]. Non mi sembra coerente da quando è diventato presidente.

[...]

Chonsu: Una cosa che dico sempre è che secondo me in Corea è più difficile che venga approvata la legalizzazione della pornografia piuttosto che venga abrogata la legge sulla sicurezza nazionale...
Park: Sono pienamente d'accordo. Ma non c'è nessuna legge sulla pornografia. [...] Non credo che il problema sia promulgare una nuova legge a favore della pornografia, ma che piuttosto sia importante promulgare una legge che cambi le regole esistenti.

Chonsu: Sono d'accordo. I cambiamenti hanno luogo quando si comincia a fare qualcosa di concreto. [...] Ritieni giusta la legalizzazione della pornografia?
Park: Sì.

Chonsu: Però affinché la pornografia venga permessa e legalizzata non bisogna lasciarsela scappare di mente, anzi bisogna fare qualcosa. Non pensi tu personalmente di fare qualcosa di concreto? come per esempio realizzare un bel film porno. (grande risata generale)
Park: Al mondo ci sono molte cose che andrebbero riformate, ma anche prendendone atto non si può certo fare qualcosa di concreto in tutti i campi. [...] e inoltre a stimolare una produzione del genere ci dovrebbe essere un motivo, dovrei ricevere la proposta di qualche produttore, non posso fare un porno così, all'improvviso.

Redattore: Recentemente la Korea Media Rating Board [organo che visiona ed eventualmente censura musica, cinema, videogiochi ecc., n.d.t] ha censurato Kill Bill: come regista avresti dovuto dire qualcosa.
Park: Se è per questo basta mandarmi una richiesta scritta.

Tutti: Uah ah ah ah!

A questo punto si è fatto chiaro. A giudicare dal modo in cui sta seduto, dal tono della sua voce e dal contenuto delle sue risposte è "un intellettuale". Una "persona colta" che si compone di particolari opinioni riguardo alla correttezza politica, di un essere sensibile ai problemi delle cosiddette minoranze e dell'amore per le cose da "eccentrici", di un'innata intelligenza, di una raffinata sensibilità e di un gusto elegante.

Ddanzi Chongsu
Intervista originariamente pubblicata su Ddanzi Ilbo il 1.12.2003,
tradotta e riprodotta per gentile concessione della testata e dell'autore.
traduzione di Silvia Tartarini