Song at midnight

Enorme successo commerciale dell'epoca, il film trae ispirazione dal Fantasma dell'opera (Rupert Julian, 1926) e Frankenstein (James Whale, 1931) e dal cinema espressionista tedesco.

SONG AT MIDNIGHTYeban gesheng

 

Maxu Weibang
Cina, 1937, b/n, 130'
Con: Jin Shan, Hu Ping, Shi Chao, Xu Manli, Zhou Wenzhou

Enorme successo commerciale dell'epoca, il film prende ispirazione dal Fantasma dell'opera (Rupert Julian, 1926) e Frankenstein (James Whale, 1931) e dal cinema espressionista tedesco. Il regista Maxu Weibang, educato in occidente, inietta nel cinema cinese le ombre e le suggestioni del cinema d'orrore, di cui diventa il pioniere: scenografie gotiche (ragnatele vibranti, soffitte buie, piccoli paesi nella tempesta, case abbandonate dalle pareti scricchiolanti), personaggi torturati e fortemente connotati (il maggiordomo gobbo, la fanciulla impazzita con i capelli sciolti), regia marcatamente espressionista (musiche angoscianti, carrellate in avanti nelle tenebre, riprese dal basso, giochi di luci ed ombre, effetti sonori, montaggio vibrante che suggerisce la tensione dei protagonisti). Maxu Weibang riesce a riformulare i miti del mostro gentile e del giovane artista in cerca di ispirazione (pronto a vendere l'anima al diavolo?) in chiave cinese, strettamente legata al periodo storico. In questo viene assistito da Tian Han, che interviene a livello di sceneggiatura aggiungendo un afflato patriottico posticcio, che ben denuncia da un lato l'esigenza di politicizzare e sensibilizzare l'opinione pubblica cinese, ma dall'altro risente anche di una certa meccanicità nell'obbligo di far risultare ogni film patriottico e impegnato. La conclusione "rivoluzionaria" è ancor più marcatamente posticcia in Bitter History of a Servant.

Una troupe di attori arriva in un teatro abbandonato, e comincia a provare un nuovo dramma musicale. Ma l'attore non riesce a dare il meglio di sé, e resta sul palco polveroso e scricchiolante a provare. Una voce sorge dalle tenebre: canta, e incita il giovane a perseverare. Così addestrato, il ragazzo ottiene, il giorno della prima, un enorme successo. Ma la tragedia è in agguato: il feudatario locale, fonte di ogni male, elemento demonizzato nella maggior parte dei film del periodo, si invaghisce della bella fidanzata del protagonista e la invita a casa sua. La bella accetta, solo per rifiutare ogni proposta e chiedere d'essere lasciata in pace. Nel frattempo il misterioso uomo del teatro racconta la sua storia all'attore (che, dopo la prima, sale sul palco deserto per ringraziare il suo benefattore, solo per sentire echeggiare una voce dal buio "non devi ringraziare me, ma la tua perseveranza"). Il "mostro" era un rivoluzionario che, braccato dal feudatario locale, si era dato alla macchia per riapparire, anni dopo, nelle vesti di un celebre cantante di opere rivoluzionarie; inviso al potere locale, il giovane cantante è innamorato di una bella fanciulla, e sfida i pericoli in nome dell'amore e della rivoluzione. Ma i bravi del feudatario gli tendono un agguato e lo sfregiano con l'acido. Al momento di togliersi le bende, il cantante scopre con orrore di essere orribilmente sfigurato. Preferisce dunque fasi credere morto, per impedire alla bella la vista di tanto orrore. Ma la ragazza, appresa la morte dell'amato, perde il senno. L'uomo, così, incappucciato e avvolto da un mantello a falde larghe, nelle notti di luna piena va al balcone dell'amata e canta per lei la canzone di mezzanotte che dà il titolo al film.

A questo punto risulta chiaro il progetto che il mostro ha nei confronti del giovane attore: quest'ultimo deve prendere il suo posto, à la Cyrano, sostituirsi a lui per portare sollievo alla donna impazzita d'amore. Gli chiede anche di essere il suo avatar nel mondo del teatro, consegnandogli le sue preziose sceneggiature e spartiti di opere rivoluzionarie (ambientate nell'epoca napoleonica!). Se, dunque, l'aspetto rivoluzionario e l'esaltazione dei valori dell'indipendenza e della libertà si possono ascrivere all'influenza di Tian Han e in generale allo spirito del tempo che impone il rifiuto di opere escapiste, si può però riconoscere come propria a Maxu Weibang la tematica del simulacro, del doppio, di ascendenza romantica/gotica/espressionista. È un tema che ricorre anche in Bitter History of a Servant, e che rende il film particolarmente interessante e, a tratti, disturbante. Nonostante l'enfasi, la recitazione stanislavskiana, gli occhi strabuzzati della protagonista. Il "mostro" cerca vendetta, cerca redenzione, e per ottenere i suoi scopi, deforme nel corpo e impresentabile, sceglie un giovane corpo che lo sostituisca, che prenda il suo posto, la sua voce, il suo ruolo, in un melange particolare ed inedito di Pirandello e Hoffman. In modo particolarmente inquietante, la storia si ripete: la nuova coppia deve sopportare le stesse angherie: l'attrice subisce un tentativo di stupro, il fidanzato arriva per salvarla ma nella colluttazione il malvagio feudatario uccide la ragazza; nel frattempo la folla del teatro inferocita scambia il mostro per l'assassino e lo insegue fino alla torre dove si è rifugiato, e dà fuoco all'edificio in un parossismo di violenza che ricorda la conclusione di Frankenstein. Ma il cerchio può così compiersi: i malvagi vengono puntiti, il mostro muore come un martire incompreso della rivoluzione (o forse no: per evitare le fiamme il mostro si getta nel fiume tumultuoso; infatti, il film avrà un sequel). Il giovane attore, inoltre, grazie alle sue parole brusche (e probabilmente al suo fascino) riesce a svegliare la donna del "mostro" dalla sua follia. La ragazza dapprima lo scambia per il vecchio amato, ma poi si risveglia, "come da un sogno". Così l'attore comunque finisce per completare il progetto che il mostro aveva per lui: il film finisce con la nuova coppia, abbracciati, che guardano al futuro. Una nuova coppia costruita in modo artificiale rappresenta il futuro della nazione. È una conclusione positiva, poiché il messaggio rivoluzionario viene tramandato da una generazione all'altro, ed è vitale e propositivo, ma la contempo il regista sembra suggerire un mondo di esseri intercambiabili, di maschere che possono assumere indifferentemente ruoli diversi, ideali diversi. È possibile leggere, in filigrana e in modo probabilmente improprio, una descrizione di buona parte dei sommovimenti politici cinesi dell'epoca: la crisi d'identità che attanaglia l'Impero è qui impersonata dal giovane attore inesperto che accetta le nuove idee rivoluzionarie che gli vengono imposte/inculcate in cambio di aiuto "tecnico" (come cantare bene) dall'esterno. La nuova coppia che si forma, coppia la cui unione è stata decisa da altri, incarna il film stesso (spinta artistica e vagheggi rivoluzionari innestati insieme) e le correnti artistiche dell'epoca, che devono trovare compromessi con le esigenze politiche. In un raro momento metanarrativo, il direttore della troupe dice: "è impossibile capire il pubblico"; pubblico che reagisce con entusiasmo alle opere rivoluzionarie scritte dal "fantasma dell'attore", così come reagisce con passione ai film di sinistra di quegli anni, mescolanza di melodramma e film impegnato, pellicole che hanno saputo coniugare per un decennio la denuncia e lo sviluppo di personaggi intensamente apprezzati sì da risultare di grande impatto sul pubblico. Questo film è forse l'emblema della breve, fortunata stagione della fortuna dei film di sinistra: una congiuntura storica particolare fa sì che il pubblico metropolitano cinese sia attratto tanto dalle nuove forme "realiste" e melodrammatiche del cinema, quanto dagli appelli alla rivolta e all'impegno che esso veicolava. Questi film, lontanissimi dagli sperimentalismi russi e influenzati ben più concretamente da Hollywood, sono popolari tanto quanto impegnati; la denuncia si fonde alla forma sentimentale; per i cineasti dell'epoca, su tutti Maxu Weibang, era vitale l'impatto sul pubblico e il successo al botteghino, ottenuto in egual misura dalla componente di denuncia e dagli incitamenti nazionalisti, che facevano grande presa, nonché dalle storie d'amore e dagli aspetti più sentimentali e drammatici, quali conflitti familiari e amorosi. Idealismo e romanticismo si incontrano nella breve stagione del cinema di sinistra cinese negli anni trenta.

Nella conclusione di questo film è poi espressa la circolarità del tempo che ripete i meccanismi oppressivi: il feudatario a distanza di dieci anni continua a distruggere coppie e destini, ma anche il "mostro" non è da meno: gioca con la mente fragile della fidanzata e del giovane pupillo, che plasma a sua immagine e somiglianza: questo preconizza la futura dittatura rivoluzionaria? Prospettiva inquietante, ma che fa parte del fascino oscuro di questo film gotico e ibrido.

Corrado Neri