Dādāsāhab Phālke (1870-1944) e la nascita del cinema indiano

Il 3 maggio 1913, viene presentato a Bombay il film Rājā Harishchandr. Ne è autore D.G. Phālke, il padre della cinematografia indiana. Dopo aver realizzato opere di grande successo e creatività artistica e ideato il primo genere del cinema indiano, Phālke morirà indigente e dimenticato.

DĀDĀSĀHAB PHĀLKE (1870-1944) E LA NASCITA DEL CINEMA INDIANO

 

Courtesy National Film Archive of India
La storia del cinema indiano comincia ufficialmente il 3 maggio del 1913, quando al Coronation Cinematograph di Bombay viene presentato il film Rājā Harishchandr (Il re Harishchandr). Ne è autore Dhundirāj Govind Phālke, meglio noto come Dādāsāhab (modo rispettoso per rivolgersi a una persona più anziana), che con questo film - annunciato come racconto di grande valore educativo, tratto dalla mitologia indiana e realizzato da indiani - getta le fondamenta di una cinematografia destinata a diventare, almeno in termini numerici, la più grande del mondo.

Brahmano del Maharashtra, nato a Tryambakeshvar, nei pressi di Nasik, studia alla J.J. School of Arts di Bombay e alla scuola d'arte Kalā Bhavan di Baroda, spaziando tra disegno, pittura, architettura e soprattutto fotografia, che diventa la sua prima attività di lavoro. L'evento che cambia direzione alla sua vita si verifica nel 1910 o 1911, quando ha modo di vedere un film dal titolo Life of Christ.

A quell'epoca il cinematografo era già arrivato in India da un bel pezzo. Gli spettacoli dei Lumière erano stati presentati a Bombay il 7 luglio 1896, destando l'interesse di Harishchandr S. Bhātvadekar (n. 1868), detto Sāve Dādā, titolare di uno studio fotografico, che aveva realizzato i primi filmati indiani, come un incontro di lotta (The Wrestlers, 1899); il ritorno in patria di R.P. Parānjpe, studente che si era particolarmente distinto in matematica a Cambridge (Return of Wrangler Paranjpye, 1901); e la visita di Edoardo VII (Delhi Durbar of Lord Curzon, 1903).

Molti altri, come lui, avevano cominciato ad interessarsi al cinematografo. Tra questi pionieri, si distingue il bengalese Hīrālāl Sen (1866-1917), che nel 1898 aveva fondato a Calcutta la Royal Bioscope Company, realizzando nei primi anni del Novecento le riprese filmate di spettacoli come Ali Baba and Forty Thieves (1904) e documentari di interesse storico come la visita di Giorgio V (Grand Delhi Coronation Durbar and Royal Visit to Calcutta, 1912). Qualche giorno prima della sua morte, un incendio distrugge il suo stabilimento e i primi documenti del cinema indiano vanno letteralmente in fumo.

Contemporaneamente, sempre a Calcutta, opera Jamshedjī Frāmjī Madan (1856-1923), che fonda agli inizi del 900 la Elphinstone Bioscope Company e costruisce la prima vera sala cinematografica indiana. Le prime opere presentate dalla sua compagnia, diventata nel 1919 Madan Theatres e gigante tra le case di produzione e distribuzione, documentano eventi importanti della storia indiana, come The Great Bengal Partition Movement & Procession (1905), Bal Gangadhar Tilak's Visit to Calcutta & Procession (1906) e Delhi Durbar & Coronation (1911), bloccato dalla censura per motivi politici.

L'opera di Phālke non nasce dunque in un vuoto; anzi, il suo film non avrebbe nemmeno il diritto di primogenitura, che spetterebbe invece a Pundlik, attribuito a R. G. Torne (1880-1960) e presentato sempre al Coronation, ma il 18 maggio 1912. I veri realizzatori di questo film sarebbero il proprietario del teatro, N.G. Chitre, con l'aiuto di P.R. Tīpnis, direttore del Coronation e, più tardi, esercente. La ragione per cui Pundlik non viene considerato "il primo" è che dietro la macchina da presa c'è un operatore inglese (pratica tuttavia non insolita) ed è presentato insieme a un film straniero. Quanto a Torne, la sua avventura nella regia è piuttosto limitata e ha miglior fortuna come distributore.

A Phālke, comunque, saranno necessari tre anni di tentativi perché il suo sogno di vedere sullo schermo le vicende degli dei e degli eroi della mitologia indiana trovi i fondi per diventare realtà. Mentre prende familiarità con gli strumenti del mestiere, Phālke completa un piccolo film, The Growth of a Pea Plant (1912), riprendendo la crescita di un pisello, dal seme alla pianta carica di piselli, con un fotogramma al giorno. Questo - che è il primo film "educational" del paese - ha il suo peso nell'ottenere finalmente i finanziamenti necessari al suo progetto. Ma c'è un altro problema da risolvere: quello dell'interprete femminile. La nuova forma di intrattenimento, pur gradita al pubblico, non gode - né godrà per molti anni - di grande reputazione e nessuna donna "perbene" si sarebbe prestata a recitare davanti alla cinepresa. Nemmeno con le prostitute, tradizionali depositarie delle arti di rappresentazione, Phālke ha fortuna. D'altra parte, in diverse forme di spettacolo era consuetudine che i ruoli femminili fossero interpretati da uomini. Anche la prima "eroina" del cinema indiano sarà così un giovanotto, Annā Sālunke, un cuoco dai lineamenti gentili, mentre nel ruolo del protagonista appare un attore teatrale, D.D, Dabke.

La vicenda di Rājā Harishchandr è liberamente ispirata a un racconto del poema epico Mahābhārat, successivamente elaborato in altri testi: Harishchandr, re celebrato per la sua pietà, il senso di giustizia e la fede nella verità, incorre nell'ira del saggio Vishvāmitr (G.V. Sane), per averne inavvertitamente profanato il fuoco sacrificale. Privato di ogni suo avere e separato dalla sposa Tārāmati e dal figlioletto Rohit (B. Phālke), il re viene comprato da un chandāl (intoccabile) e costretto a lavorare con lui nel campo di cremazione. Qui ritrova la sposa, condannata alla decapitazione per la falsa accusa di aver ucciso il principe di Kashi. Spetta al re, come servo del chandāl, eseguire la sentenza; mentre si accinge a farlo in obbedienza al suo dovere, viene fermato dal dio Shiv, che riporta in vita anche il piccolo Rohit, ucciso da un morso di serpente. Anche Vishvāmitr è soddisfatto dell'amore del re per la verità e il dovere e gli restituisce il regno.

Il grande successo che arride a Rājā Harishchandra, di cui rimangono solo 450 m. degli originali 1125, permette a Phālke di realizzare diverse altre opere di soggetto mitologico. Seguono infatti Bhasmāsur Mohinī (1913), in cui per la prima volta recita una donna, Kamlābāī Gokhle, all'epoca tredicenne, e Lankā dahan (L'incendio di Lankā, 1917), tratto da un episodio del poema epico Rāmāyan. E soprattutto Shrī Krishn janm (La nascita del dio Krishn, 1918) e Kāliyā mardan (L'uccisione del serpente Kāliyā, 1919), due episodi che riguardano l'infanzia del dio, interpretato in entrambi i casi dalla figlioletta di Phālke, Mandākinī.

Di Shrī Krishn janm rimangono solo 166 m. degli originali 1677, che tuttavia includono alcune scene di effetti speciali di straordinario virtuosismo, di cui il più famoso è l'allucinazione di Kans, il demone tiranno che intende uccidere il piccolo Krishn, ma è destinato ad essere distrutto da lui: Kans ha la visione della sua testa tagliata che si muove fluttuando nel sangue (nei fotogrammi relativi il sangue è dipinto a mano di rosso).

Kāliyā mardan - il più completo tra i film che si conservano di Phālke: 1354 m. degli originali 1829 - racconta alcuni episodi dell'infanzia di Krishn, per concludersi con l'uccisione del demone serpente dopo una lotta sott'acqua. Il film, tuttavia, si apre con una magnifica sequenza intitolata, in inglese, "Study in facial expressions by a little girl of seven", di Mandākinī che interpreta alcuni dei nove ras o emozioni estetiche: ira, stupore, riso, ecc.

Non solo Phālke dà l'avvio al cinema indiano, ma anche al primo "genere" e anche uno dei più fortunati: il mitologico. Il fatto di venire da un'ortodossa famiglia brahmana e la grande familiarità del pubblico con gli episodi della mitologia e dell'epica, presente in molte forme di rappresentazione religiose e mondane, rendevano naturale rivolgersi a queste fonti tanto copiose e multiformi. Ma ciò che veramente interessa e quasi ossessiona Phālke è il desiderio di vedere sullo schermo immagini "indiane" (anche se per immagini indiane egli intende immagini hindu). In questo senso la scelta mitologica va considerata nell'ambito del movimento svadeshī (lett. "del proprio paese") che si sviluppa come protesta contro la divisione del Bengala del 1905, operata dal viceré lord Curzon, e si concretizza nell'uso e nella produzione di beni esclusivamente indiani, politica poi perfezionata da Gandhi.

Per molti anni Phālke svolge tutti i ruoli: produttore, regista, soggettista, sceneggiatore, operatore, distributore e pubblicitario, con l'aiuto della moglie Sarasvatī, degli otto figli e di alcuni amici fedeli. Nel 1918, con cinque industriali di Bombay, fonda la Hindustan Film Company, con sede a Nasik. Phālke non è abituato a venire a patti con le decisioni altrui e non tardano a sorgere contrasti con i partners, tali da costringerlo a ritirarsi per diversi anni dall'attività. Quando decide di rientrare, l'industria cinematografica indiana è ormai territorio di altri cineasti; anche i gusti e gli interessi del pubblico sembrano allontanarsi dai soggetti mitologici a lui cari. Nel 1931 il regista Ārdeshir Árānī (1885-1969) realizza il primo film sonoro indiano, Ālam Ārā. Phālke tenta la post-sincronizzazione di Setu bandhan (Il ponte sull'oceano, 1932), ma senza successo. Nel 1937 dirige un'ultima opera, Gangāvtaran (La discesa della Gangā), suo unico film parlato; poi, abbandona il cinema e cade nell'oblio e nella miseria. Mentre viveva ritirato a Nasik, dal mensile "Moving Picture" gli era arrivata la richiesta di una foto per un numero speciale su di lui. E Phālke aveva risposto: "L'industria che io ho fatto nascere mi ha dimenticato, perché voi dunque cercate di ricordarmi? Dimenticare fa parte nella natura del mondo. Voi potete fare lo stesso".

Filmografia essenziale
Growth of a Pea Plant (1912)
Rājā Harishchandra (1913)
Bhasmāsur Mohinī (1913)
Satyavān Sāvitrī (1914)
How Films Are Made (o Filmen kaise banāyen, 1917)
Lankā dahan (L'incendio di Lankā,1917)
Shrī Krishn janm (La nascita del dio Krishn,1917)
Kāliyā mardan (L'uccisione del serpente Kāliyā,1919)
Sant Eknāth (1926)
Bhakt Prahlād (1926)
Vasantsenā (1929)
Setu bandhan (Il ponte sull'oceano, 1932)
Gangāvtaran (La discesa della Gangā, 1937, sonoro)

Bibliografia
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Cecilia Cossio