Dr. Akagi - Kanzō Sensei

Imamura realizza un cinema popolare, non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nell'ottica in cui essi vengono sviluppati. Il dottor Akagi è, più di altri, la persona in cui dimensione concreta e tensione all'ideale si scontrano. Tuttavia, la storia del dottore assume sempre più i contorni di una vicenda sentimentale. Il dato storico viene meno, sommerso da ciò che più interessa a Imamura: la natura umana dei personaggi, con le loro passioni e i loro doveri. Potere del cinema: in un attimo una passione si trasfigura in delirio e la realtà si rovescia in fiaba.

 

DOTTOR AKAGI – KANZŌ SENSEI

Regia: Imamura Shōhei. Soggetto: dal romanzo omonimo di Sagakuchi Ango. Sceneggiatura: Imamura Shōhei, Tengan Daisuke. Fotografia: Komatsubara Shigeru. Scenografia: Inagaki Hisao. Costumi: Chiyōda Keisuke, Kozu Yukio. Suono: Benitani Ken'ichi. Musica: Yamashita Yōsuke. Montaggio: Okayasu Hajime. Interpreti: Emoto Akira, Asō Kumiko, Kara Jūrō, Sera Masanori, Jacques Gamblin, Matsuzaka Keiko. Produzione: Iino Hisa e Matsuda Kōji per Imamura Prod., Tōei Co. Ltd., Tōhoku Shinsha Inc., Kadokawa Shoten, Comme des Cinémas, Catherine Dussart Productions, Le Studio Canal+. Distribuzione: Istituto Luce. Origine: Francia/Giappone, 1998. Durata: 128 minuti.


"Le persone del popolo, anche se si ingannano, commettono degli errori e talvolta compiono dei crimini contro la società, sono comunque individui che posseggono un modo di pensare del tutto appassionante. Concedo a questa gente una qualità esclusiva, il valore più importante sul piano del pensiero umano. É un tema che tratto fin dall'inizio della mia attività e che continuerò ad inseguire". Questa lunga citazione di Imamura Shohei serve a contestualizzare l'opera e il procedere del cineasta giapponese. Rispetto ai registi conosciuti in Occidente (dai classici Kurosawa, Ozu e Mizoguchi al moderno Kitano), così raffinati nella definizione di un sentimento o nel trattamento di una storia, Imamura realizza un cinema popolare, non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nell'ottica in cui essi vengono sviluppati. Imamura dipinge infatti persone che bruciano per passioni intensissime e ne segue la decadenza (nell'irrefrenabile tensione sessuale o nel cieco desiderio di vendetta) non per trarne un'alta lezione morale o un sublime tragico, ma per scoprirne meglio la magnifica umanità. I personaggi di Imamura sanno di terra: non hanno nulla a che spartire né con il tragico dell'eroine di Mizogouchi né con la surrealtà dei violenti di Kitano (tanto per prendere i due estremi di una stessa gamma). Il dottor Akagi, protagonista dell'omonimo film è, più di altri, la persona in cui dimensione concreta e tensione all'ideale si scontrano. Da una parte sta il dottore, il ricercatore; dall'altra l'uomo, sensibile al dolore altrui e alle circostanze, terrene, ma anche storiche in cui si trova. Da una parte sta l'individuo, il dottore con i suoi dilemmi e la sua instancabile attività di ricerca; dall'altra c'è il mondo, un universo variopinto in cui il concreto predomina. Con Dottor Akagi Imamura prosegue nella costruzione di una tragedia dai sapori popolari. La passione disumana che porta alla follia (la "visione" di patologie epatiche in ogni situazione diagnostica) fa i conti, ad ogni istante, con la realtà in cui è inserita (la seconda guerra mondiale, nella sua ultima e più terribile fase). Le ricerche del "dottor fegato" (così viene apostrofato Akagi) si sviluppano all'interno di un ambiente - la cittadina di Tamano situata in una minuta isola dell'arcipelago giapponese - rappresentato con un'impressionante ricchezza di particolari. Il medico - con la sua abilità tecnica e il "fiato e gambe" necessari per correre da una casa alla successiva - è il vero e proprio riflettore attraverso cui la piccola società di provincia del 1945 viene alla luce, in un ritratto che vuole essere storico e sociologico al tempo stesso. Tuttavia, nonostante la sua precisa ricostruzione, non è ad un livello analitico che Dottor Akagi deve essere letto. La storia del dottore assume sempre più i contorni di una vicenda sentimentale. A bilanciare il lato storico intervengono alcuni personaggi, che fanno da coro alle vicende del protagonista: Sonoko, una prostituta ora infermiera, il monaco cirrotico Umemoto, un chirurgo morfinomane ed un fuggiasco olandese dalle spiccate conoscenze ottiche. Su tutto, a fare da trait d'union, una musica jazz, che con il suo sapore straniante ritma i viaggi del dottore. In un quadro così composito, lo sviluppo della trama (che intreccia avvenimenti storici e fatti di finzione) inserisce a piene mani elementi drammaturgici e melodrammatici. Dapprima è la morte del figlio al fronte; poi la scoperta del prigioniero da parte di una pattuglia militare e la sua conseguente morte per percosse; infine la morte di un'anziana signora, ignorata dal medico intento nelle sue ricerche. A poco a poco il dato scientifico e storico viene meno, sommerso da ciò che più interessa a Imamura: la natura umana dei personaggi, con le loro passioni e i loro doveri. Tra questi emerge, come uno dei piccoli gioielli che il cinema di Imamura sa regalare, la figura di Sonoko. Un po' prostituta, un po' crocerossina e un po' guerriera, essa è una donna ideale, sospesa tra passato e presente, animata da una passione che la rende invincibile. In un'ennesimo omaggio alle donne giapponesi, veicoli di quell'altra storia (quotidiana e concreta) che la cultura nipponica tende ad occultare, Imamura affida la conclusione del film alla lotta di Sonoko con un'enorme balena, nell'attimo in cui un grande fegato "nucleare" esplode nel cielo. Potere del cinema: in un attimo una passione si trasfigura in delirio e la realtà si rovescia in fiaba.