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Pubblicato il nuovo report sui servizi educativi per l'infanzia in Italia.

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Foto di Kat van der Linden su Unsplash

È disponibile il nuovo report realizzato nell’ambito dell’Accordo triennale di collaborazione tra il Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Istat e il Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Il documento restituisce un quadro aggiornato e approfondito sull’offerta dei servizi educativi per la prima infanzia (fascia 0-3 anni), integrando dati provenienti dalle rilevazioni dell’Istat sui Comuni e sulle famiglie, con dati di fonte amministrativa e con nuove indagini mirate su aspetti qualitativi e strutturali del sistema.

Una prima presentazione dei risultati si è tenuta il 7 maggio 2025 a Roma, nel corso di un workshop ospitato presso la sede del Dipartimento, alla presenza dei componenti dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, riuniti in seduta congiunta e presieduti dalla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.

Il report evidenzia alcuni dati di rilievo:

  • Nell’anno educativo 2022/2023, le unità di offerta censite sul territorio nazionale hanno superato le 14mila unità, con un incremento dei posti complessivi (pubblici e privati) del 4,5% rispetto all'anno educativo precedente.

  • L’incremento di posti realizzato in questi ultimi anni non riesce comunque a soddisfare la domanda di servizi educativi per la prima infanzia, che continua a crescere. Infatti, quasi sei strutture su dieci (59,5%) dichiarano di avere bambini in lista d’attesa, un dato in aumento rispetto al 56,3% rilevato nell’anno precedente. Questo andamento conferma una tendenza all’aumento della domanda da parte delle famiglie, che non trova riscontro in un’espansione sufficiente dell’offerta. Le difficoltà a soddisfare tutte le richieste risultano più marcate nei servizi del settore pubblico: il 68,9% dichiara di avere domande inevase, quota che sale al 73,3% per le unità di offerta pubbliche del Nord. Anche nel settore privato si registrano liste d’attesa, sebbene con minore frequenza: 54% per i servizi privati tout court e 53,7% per quelli convenzionati.

  • Persistono forti disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi educativi per l’infanzia. A fronte di un tasso medio nazionale di copertura che ha raggiunto il 30% nell’anno educativo 2022/2023 – in crescita rispetto al 27,1% del 2019/2020 anche in relazione al continuo decremento di bambini in questa fascia di età – alcune aree del Paese restano ancora molto distanti dal Livello Essenziale delle Prestazioni (LEP), fissato a 33 posti ogni 100 bambini entro il 2027. Le differenze sono particolarmente evidenti nel Mezzogiorno, dove la copertura è ben al di sotto della media nazionale: Campania 13,2%, Sicilia 13,9%, Calabria 15,7%. Al contrario, il Centro-Nord ha già raggiunto e superato il parametro LEP. Queste disuguaglianze rendono il sistema dei servizi profondamente asimmetrico, incidendo sull’equità delle opportunità educative per i bambini fin dai primi anni di vita. Rispetto al nuovo obiettivo europeo del 45% di copertura entro il 2030, l’Italia appare ancora lontana, nonostante i segnali di miglioramento registrati a livello nazionale.

  • Le disuguaglianze sociali si riflettono in modo marcato sull’accesso ai servizi educativi per l’infanzia: i bambini che vivono in famiglie a rischio di povertà ed esclusione sociale, con cittadinanza straniera o con la madre non lavoratrice registrano livelli di frequenza significativamente inferiori rispetto ai coetanei. In particolare, le analisi evidenziano che l’occupazione di entrambi i genitori (o dell’unico genitore in caso di nuclei monogenitoriali) rappresenta il requisito che più frequentemente determina la priorità di accesso nei servizi comunali, subito dopo la disabilità del bambino. Questo orientamento rafforza la funzione dei nidi come strumenti di conciliazione vita-lavoro, ma fatica ad affermare pienamente il ruolo dei servizi come strumenti di equità e promozione dei diritti dell’infanzia.

  • Le risorse del PNRR rappresentano un’opportunità fondamentale per ampliare la rete dei servizi educativi per la prima infanzia, ma pongono anche sfide significative, in particolare sul fronte della capacità di spesa degli enti locali e del reperimento del personale educativo. Il pieno raggiungimento dell’obiettivo relativo ai posti autorizzati comporterebbe infatti un incremento stimato tra le 23.700 e le 24.900 unità di personale aggiuntivo a tempo pieno equivalente, da inserire in un comparto oggi costituito da circa 63.400–68.400 educatrici ed educatori. Si tratta di una crescita rilevante, che evidenzia la necessità di accompagnare gli investimenti infrastrutturali con azioni strutturate per rafforzare la disponibilità e la qualificazione del personale.

Il documento si inserisce in un contesto demografico sempre più critico: nel 2024 le nascite in Italia sono scese a 370.000, 50.000 in meno rispetto al 2019. Un sistema di servizi per l’infanzia capillare, accessibile e sostenibile può contribuire in modo significativo a sostenere la natalità, favorire la conciliazione tra vita e lavoro e ridurre le disuguaglianze, riconoscendo il diritto all’educazione fin dalla primissima infanzia.

A conclusione dell’incontro, la Ministra Roccella ha informato sulla costituzione di un gruppo di lavoro sulle strutture educative per l’infanzia, congiunto tra i due Osservatori nazionali, Famiglia e Infanzia ed adolescenza, dedicato ai temi sollevati dai risultati prodotti dagli studi, svolti grazie all’Accordo tra Dipartimento, ISTAT e Università ca’ Foscari.

REPORT

Link Dipartimento delle Politiche per la famiglia

Link Istat

DATI IN VENETO

Con riferimento al Veneto secondo gli ultimi dati pubblicati l’anno educativo 2022/2023 è stato l’anno in cui la regione ha raggiunto il primo target di riferimento europeo con un tasso di copertura pari al 33,4 posti ogni 100 potenziali utenti, in crescita costante dal 2013 una crescita dovuta sia per alla riduzione del numero dei bambini in età 0-2 anni passati da 135.881 nel 2013 a 98.147 nel 2023 sia ad un aumento dei posti disponibili passati da 32.113 nell’anno educativo 2012/2013 a 33.435 nell’anno educativo 2022/2023. Rimane forte la prevalenza dei servizi a titolarità privata sul territorio veneto per cui dei 33,4 posti disponibili ogni cento bambini 21,5 sono relativi a servizi privati e solo 12,3 relativi a servizi a titolarità al pubblico. I dati regionali riflettono medie di territori i cui livelli di offerta sono molto diversi tra loro, tra le eccellenze l’ambito territoriale sociale di Lendinara che ha superato anche il livello previsto dal nuovo obiettivo europeo e cioè di 45 posti ogni 100 bambini, seguito dall’ Ambito di Padova anch’esso sopra i 40 posti. In fondo la classifica gli ambiti di Chioggia, Portogruaro, Arzignano e Feltre tutti sotto i 25 posti ogni 100 potenziali beneficiari dei servizi. 

Rispetto all’indagine campionaria curata dall’Università Ca’ Foscari Venezia insieme a Istat per il Dipartimento per le Politiche della Famiglia in Veneto, che si riferisce all’anno educativo 2023/2024, hanno risposto 148 servizi sui 187 inclusi nel campione, confermando per il Veneto molte indicazioni che arrivano dalle stime nazionali. In particolare il 55% delle strutture afferma che la domanda è in crescita rispetto all’anno educativo precedente con il restante dei servizi che afferma essere in continuità. Oltre un servizio su due dei servizi intervistati afferma inoltre di non essere riuscito ad accogliere tutte le richieste di iscrizione arrivate da parte delle famiglie a causa di insufficienza di posti. Una percentuale che aumenta ad oltre il 60% per le sole strutture pubbliche.  Nonostante il calo demografico quindi la necessità di investire su questo segmento dell’offerta educativa rimane centrale garantendo al contempo condizioni eque di accesso a tutte le famiglie.

Il team cafoscarino è coordinato dal professor Stefano Campostrini, ordinario di Statistica Sociale all’Università Ca’ Foscari Venezia e direttore del Centro Governance & Social Innovation: “Affrontare il tema del sostegno alle giovani famiglie ormai non è più procrastinabile dati i livelli di natalità e di invecchiamento della popolazione, c’è bisogno di politiche coordinate che affrontino con maggiore efficacia il sostegno alle famiglie nelle loro scelte riproduttive e di vita e la conciliazione famiglia-lavoro. Gli studi compiuti dalla nostra università in collaborazione con Istat e Dipartimento per le Politiche per la Famiglia offrono molteplici spunti per valutate le vecchie politiche e indirizzare quelle nuove”.

Federica Ferrarin