N. 5-6, 12/2006 - Diritti individuali e stato di eccezione

Il numero doppio della rivista prende avvio dalla constatazione che il tempo presente è segnato dalla presenza di ingenti masse di persone costrette all’apolidicità, masse che costituiscono un’eccedenza per la quale i campi sono l’unico spazio possibile. Una constatazione che rimanda alla riflessione di Hannah Arendt a cui è dedicato il saggio di Adriana Lotto.

In questa prospettiva gli altri saggi e i documenti analizzano alcuni rilevanti casi storici, tra i quali la negazione dei diritti delle nazioni indiane nell’Ottocento, la legislazione d’eccezione durante la Grande guerra, la privazione della libertà e dei beni dei cittadini di nazionalità nemica nel 1914-1918 e della carcerazione dei nippoamericani dopo l’attacco a Pearl Harbor.

Numero completo

Singoli contributi

Ricerche

file pdfB. Vincent, Slaveholding Indians. The Case of the Cherokee Nation [ENG]
Questo saggio si sofferma su un aspetto spesso dimenticato della storia Americana: sulla diffusione della schiavitù tra gli indiani insediati in molte zone degli Stati Uniti e sul trattamento da loro riservato agli schiavi di origine africana, anche dopo la deportazione di massa nell'Oklahoma (nota come "Il sentiero delle lacrime"). L'esempio più significativo di questa tradizione - una tradizione radicata nella storia indiana, riemersa e incoraggiata dallo sviluppo su larga scala della schiavitù tra i bianchi - è quello dei Cherokee, nonostante si trattasse della nazione indiana più avanzata, o forse proprio per questa ragione. Tale mutamento non fu soltanto riprovevole sul piano morale, ma si rivelò politicamente disastroso nel momento in cui, i Cherokee e altre tribù deportate che adottavano la schiavitù, per salvare la propria organizzazione sociale, appoggiarono la Confederazione durante la Guerra civile. Il prezzo che dovettero pagare fu estremamente alto.
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file pdfF. Rahola, La forma campo. Appunti per una genealogia dei luoghi di internamento contemporanei
Il saggio prende avvio dalla constatazione che il presente è un tempo segnato dalla presenza di masse intere costrette all'apolidicità e alla non appartenenza e che tali masse costituiscono un'eccedenza per la quale i campi sono non soltanto l'unico spazio possibile, ma soprattutto ciò che, incombendo come eventualità, le definisce differenzialmente come internabili e deportabili. Essi sono la condizione che materialmente indica la crisi complessiva in cui precipita un sistema inclusivo, un'idea di diritto, una forma di appartenenza. I campi, in questo senso, segnalano il modo in cui si riarticolano le nuove differenze di status, di classe e di "razza" nel quadro dei processi di deterritorializzazione globale.
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file pdfG. Procacci, L'internamento di civili in Italia durante la prima guerra mondiale
Durante la prima guerra mondiale in Italia migliaia di civili austriaci, abitanti nei territori occupati dall'esercito italiano, e Italiani, provenienti principalmente dalle zone di frontiera, furono internati in località lontane, soprattutto nel Sud e nelle isole. L'accusa loro rivolta era quella di sospetto spionaggio, di sentimenti antipatriottici e sovversivi. L'internamento veniva attuato dalle autorità militari, ed era un atto di polizia amministrativa; in quanto tale, non doveva essere preceduto da processo. Ciò permise arbitri ed abusi, che nell'ultimo anno di guerra furono sofferti soprattutto da quanti erano considerati possibili agitatori sociali. Molti militanti socialisti e numerosi parroci, per i quali non esistevano prove di colpevolezza, ma solo sospetti, vennero quindi allontanati e internati. In questa fase il provvedimento fu preso non solo dalle autorità militari, ma anche da quelle civili di pubblica sicurezza. Il saggio analizza la normativa e i conflitti di competenza tra le due autorità.
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file pdfC. Latini, Una giustizia d'eccezione. La giurisdizione militare e la sua estensione
Durante la Prima guerra mondiale l'elaborazione di uno ius belli permeava l'ordinamento giuridico e lo trasformava a più livelli: accanto al processo di pubblicizzazione del diritto privato e ad un cambiamento profondo dei rapporti tra pubblico e privato si poneva anche un notevole allargamento dell'ambito di applicazione della giurisdizione militare. Centrali, sotto il profilo della applicazione della giurisdizione militare, appaiono i due concetti di stato di guerra e di tempo di guerra. Nelle zone in cui veniva dichiarato lo stato di guerra si poteva parlare di uno "stato di resistenza", cioè della soppressione dei poteri civili e della vigenza di quelli militari. In relazione ai principi posti dall'art. 71, la giurisdizione penale militare in tempo di guerra si presentava come giurisdizione speciale (singularis iurisdictio) ma non aveva carattere eccezionale. Inoltre, la nozione di tempo di guerra, oggetto di un'interpretazione piuttosto lata, produsse una notevole estensione della giurisdizione militare, con l'effetto di scardinare le garanzie statutarie (come la libertà di stampa, riconosciuta all'art. 28) e di contribuire a determinare un indubbio "doppio livello di legaltà".
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file pdfA. Lotto, Diritti umani e cittadinanza in Hannah Arendt
Le migliaia di profughi e apolidi che affollarono l'Europa tra le due guerre sollecitarono Hannah Arendt a riflettere sui diritti di cittadinanza e a concludere che essendo essi legati allo Stato-Nazione non solo non era possibile distinguere i diritti dell'uomo da quelli del cittadino, ma venendo meno questi ultimi venivano meno anche i primi. Ne conseguiva che l'esistenza umana ridotta a "nuda vita" , privata di protezione giuridica, era in balia di qualsiasi offesa e che gli esseri umani in quanto tali erano niente più che "schiuma della terra", superflui. Su queste basi i campi divennero il luogo in cui concentrare i non cittadini e il luogo dove tutto era davvero possibile. Il problema diventava allora come salvaguardare l'esistenza politica, e quindi la vita, degli uomini non più appartenenti a uno Stato-Nazione e destinati, in un quadro di crisi del medesimo, a essere "avanguardia dei loro popoli".
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file pdfI. Gjergji, Espulsione, trattenimento, disciplinamento. CPT e forza lavoro clandestina
Il saggio si propone di analizzare il rapporto tra i centri di detenzione temporanea per gli immigrati e il sistema economico contemporaneo; nella logica capitalistica infatti ogni istituzione si configura come un organismo produttivo, mentre lo scopo dichiarato della sua esistenza risulta irrilevante. L'attuale politica immigratoria a livello europeo, inclusa quella italiana, sembra essere orientata alla svalutazione della forza-lavoro immigrata in Occidente. I centri di permanenza temporanea sono l'emblema di tale politica perché contribuiscono a criminalizzare e a stigmatizzare l'immigrazione in se stessa a prescindere dai comportamenti individuali. Infatti gli immigrati sono trattenuti in questi centri solo in virtù del loro status di immigrati, senza aver commesso alcun reato. La detenzione degli immigrati è praticata per normalizzare l'intero processo della produzione dei lavoratori clandestini di cui le industrie occidentali hanno tanto bisogno.
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file pdfR. Daniels, I casi giudiziari dei cittadini americani di origine giapponese, 1942-2004
Questo saggio prende in esame - e tenta di spiegare - i mutamenti delle reazioni (o, in alcuni casi, la mancanza di reazioni) del governo e dell'opinione pubblica nei confronti della carcerazione dei cittadini americani di origine giapponese della costa occidentale durante le Seconda guerra mondiale e nei successivi sei decenni. La letteratura giuridica riguardo a questi casi è ampia e non verrà qui ripresa in modo esauriente.
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file pdfL. Zagato, L'eccezione per motivi di emergenza nel diritto internazionale dei diritti umani
Il lavoro prende in esame le clausole di eccezione previste dai principali strumenti di tutela internazionale dei diritti umani, con particolare attenzione agli artt. 15 CEDU, 4 Patto sui diritti civili e politici, 27 Convenzione americana. L'analogia strutturale delle disposizioni in esame consente di prendere successivamente in esame analogie e differenze Il saggio passa quindi ad analizzare la prassi degli organi incaricati del controllo sull'applicazione, ad opera degli Stati Parte, delle disposizioni contenute negli strumenti in esame, prestando particolare attenzione alla teoria del margine di apprezzamento della Corte EDU ed al dibattito da questa suscitato. Infine vengono vagliati quegli sviluppi recenti avvenuti sulla scena internazionale che inducono a considerazioni poco ottimistiche sulla futura capacità della clausola di svolgere il proprio compito. I segnali inquietanti escono anzi ulteriormente rafforzati da un confronto con quanto avvenuto durante il periodo della decolonizzazione, in relazione in particolare al comportamento del RU, già Parte contraente della CEDU nel momento del ricorso alla massima violenza repressiva.
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file pdfB. Rogalla, Justitia in the shadow of Australia's immigration detention centres [ENG]
La legge e la politica vanno di pari passo. Dopo tutto, la legge sostiene le politiche pubbliche, i politici sono eletti sulla base dei loro programmi e molti di loro sono giuristi. Inoltre, i politici scrivono le leggi che stabiliscono ciò che è giusto o sbagliato e i giudici interpretano queste leggi nelle aule dei tribunali. Ma cosa accade quando i politici prendono il sopravvento e piegano la legge ai propri obiettivi? Le poltiche sull'immigrazione in Australia hanno creato una situazione tale per cui i bambini subiscono violenze e abusi a causa delle politiche governative e sette giudici di grado elevato hanno dichiarato che la legge non è in grado di proteggere questi bambini. Nessuno ha parlato di perseguire i colpevoli. La polizia non ha fatto indagini. Sulla base della teoria di Jürgen Habermas, questo saggio mette in luce come l'ossessione del governo Howard di chiudere i confini agli "uninvited refugees" abbia ispirato un sistema di leggi volto a far prevalere i diritti dello stato sui diritti dei bambini. Attraverso un processo che conserva l'apparenza della razionalità giuridica, l'applicazione della legge sull'immigrazione ha distrutto i principi giuridici che la maggior parte delle società considerano inalienabili. L'autrice inoltre sostiene che la razionalità giuridica è diventata razionalismo giuridico, il regno dell'ideologia politica senza restrizioni che opera con la parvenza della razionalità giuridica.
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file pdfC. Fioravanti, Conflitto arabo-israeliano e minori palestinesi
L'inasprirsi del conflitto armato mei Territori Occupati della Palestina ha determinato il governo israeliano ad applicare varie ordinanze militari che violano gli obblighi di rispetto dei diritti umanin dei minori palestinesi. Si tratta, in particolare, come ha accertato il Comitato dei diritti dei minori, del divieto di discriminazione, del divieto di tortura e di trattamenti disumani e degradanti e di violazioni connesse all'amministrazione della giustizia, il cui mancato rispetto da parte di Israele non trova giustificazione nel sistema.
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Documenti

file pdfSchiavitù e discriminazione razziale nelle leggi indiane, 1827-1864
a cura di B. Bianchi. I brani che proponiamo in traduzione italiana, tratti dall'opera di William Goodell (1792-1878) American Slave Code in Theory and Practice. Its Distinctive Features Shown by its Statutes, Giudicial Decisions and Illustrative Facts (1853), trattano della regolamentazione per legge della schiavitù tra gli indiani Cherokee e Choctawas. I commenti di Goodell, uno dei principali organizzatori dell'American Antislavery Society mettono in rilievo le affinità tra la legislazione americana e quella dei Cherokee e dei Choctaws, il progressivo peggioramento della condizione dei neri, sia liberi che schiavi, nelle rispettive nazioni. I brani sono proposti in traduzione italiana.
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file pdfJeremiah Evarts e i diritti delle nazioni indiane
a cura di B. Bianchi. Viene qui proposto in traduzione italiana uno dei 24 saggi di cui si compone l'opera di Jeremiah Evarts: Essays on the Present Crisis in the Conditions of the American Indians, noti come "The William Penn Essays" (1829). L'opera di Evarts, giurista, filantropo, riformatore, membro attivo della American Bible Society e segretario dell'American Board of Commissioners for Foreign Missions, volta a dimostrare da un punto di vista giuridico la legittimità dell'indipendenza delle nazioni indiane, ebbe una vastissima risonanza e divenne un punto di riferimento fondamentale della campagna contro il trasferimento forzato dei Cherokee. L'introduzione al documento ricostruisce il contesto di quella campagna mettendo in rilievo il ruolo delle donne e degli antischiavisti.
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file pdfLe "Leggi di Norimberga"
a cura di A. Lotto. Le «Leggi di Norimberga», emanate il 15 settembre 1935, nel corso del congresso del Partito Nazionalsocialista tedesco (NSDAP) in quella città, furono precedute, accompagnate e seguite da decreti legislativi e da numerose disposizioni d'ufficio, tesi a ridurre, fino ad annullarli, i diritti di cittadinanza delle persone "non gradite", in particolare degli ebrei tedeschi e in seguito anche di quelli dei territori occupati. In questo modo, il nazismo creava un appiglio giuridico per la sempre più aspra persecuzione antiebraica. Si propongono qui in lingua originale ed in traduzione italiana una scelta di tali provvedimenti legislativi dall'Ordinanza del Presidente del Reich 'per la protezione del Popolo e dello Stato' del 28 febbraio 1933 al Protocollo della riunione di Heydrichs con i segretari di Stato e i capi delle SS sulla soluzione finale del 20 gennaio 1942 a Berlino, al Großer Wannsee.
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file pdfI congedi razziali dei militari ebrei italiani nel 1938-1939
a cura di G. Cecini. Viene qui riprodotto integralmente e commentato il Decreto Legge 22 dicembre 1938, n. 2111, Disposizioni relative al collocamento in congedo assoluto ed al trattamento di quiescenza del personale militare delle Forze armate dello Stato di razza ebraica. Nella sua introduzione al documento Giovanni Cecini ricostruisce il processo di discriminazione nei confronti dei militari di origine ebraica e ne mette in rilievo il ruolo svolto nell'esercito a partire dalle guerre risorgimentali.
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file pdfGli scritti di Eileen Fletcher sulla repressione britannica in Kenya, 1956
a cura di B. Bianchi. Il 4 maggio 1956 comparve sul periodico pacifista "Peace News. The International Pacifist Weekly" un articolo a firma di Eileen Fletcher: Kenya's Concentration Camps. An Eyewitness Account. L'autrice, che per sedici mesi aveva ricoperto l'incarico di sovrintendente alla "riabilitazione" al campo di Kamiti, portava a conoscenza dell'opinione pubblica la terribile realtà della repressione britannica della rivolta Mau Mau (Land Freedom Army). Riproduciamointegralmente il testo dei tre articoli pubblicati su "Peace News" il 4, l11 e il 18 maggio 1956 in versione originale.
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file pdf"Le generazioni rubate". La rimozione forzata dei bambini indigeni
a cura di F. Tamisari. L'Inchiesta nazionale sulla separazione dei bambini aborigeni e dello Stretto di Torres dalle loro famiglie ("Bringing Them Home. National Inquiry into the Separation of Aboriginal and Torres Strait Islander Children from Their Family" 1997), commissionata dal Governo australiano nel 1995 in risposta alla campagna da parte dei movimenti indigeni, affronta e analizza una delle pratiche coloniali più sistematiche e crudeli dello stato australiano all'interno di un'ideologia e politica di assimilazione. L'inchiesta ha, infatti, stimato che dal 1911 al 1970 circa 100.000 bambini aborigeni, la maggior parte di discendenza mista e sotto i cinque anni, furono allontanati dai genitori e familiari e rinchiusi in istituzioni spesso a migliaia di chilometri dalle loro terre. In traduzione italiana proponiamo la parte dell'Inchiesta che traccia la storia delle leggi e pratiche formali ed informali che portarono all'allontanamento dei bambini dalle loro famiglie.
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file pdfI diritti civili nell'URSS, 1917-1936
a cura di E. Magnanini. Attraverso una selezione di testi, tradotti in versione integrale o parziale, che coprono un arco temporale compreso tra la rivoluzione e la vigilia del "Grande Terrore" (alcuni decreti tra quelli approvati nei primi giorni della rivoluzione, le costituzioni del 1918 e del 1936, il Codice Civile e il Codice Penale del 1922, il decreto sulla tutela della proprietà socialista, il decreto sull'introduzione di un sistema unificato dei documenti d'identità e il relativo regolamento), si cerca di definire, sia pur provvisoriamente, la questione dei diritti nell'URSS. Si cerca di rispondere all'interrogativo, se l'esperimento sovietico abbia rappresentato un esempio della negazione totale dello stato di diritto, oppure, pur nell'ottica di una impostazione ideologica che tende a privilegiare il sociale sul privato, sia stata garantita una qualche forma di rispetto dei diritti della persona. Il secondo problema affrontato è la discrepanza tra i diritti, che pure in qualche misura erano garantiti dalla legge, e la persistente violazione degli stessi da parte degli organi dello stato che ha reso possibile le repressioni di massa. Nella scelta si è cercato di individuare le fonti dalle quali possa emergere la posizione giuridica del singolo individuo nello stato socialista.
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Last update: 14/02/2024