Da Gaza a Venezia: Ca' Foscari dà il benvenuto a due 'Visiting Scholar' palestinesi
La guerra ha colpito duramente la vita accademica a Gaza, con la distruzione dell’intero sistema educativo palestinese, a cominciare dalle università.
Due docenti dell’Università di Al-Aqsa, l’Ateneo pubblico più grande di tutta la Palestina oggi distrutto dai bombardamenti israeliani, sono riusciti a raggiungere Venezia per un periodo di ricerca e insegnamento a Ca’ Foscari. Da ottobre, Alaedin Alsayed, Professore Associato di Management delle Risorse Umane, e Mahmoud Abu Aisha, Ricercatore (Assistant Professor) di Economia Aziendale, sono infatti Visiting Scholar presso il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, sotto la supervisione del professor Simone Sibilio.
La ricerca di Alsayed, già Preside della Facoltà di Management and Finance dell’Università di Al-Aqsa, si concentra sullo sviluppo delle competenze necessarie a colmare il divario tra formazione e mercato del lavoro, con la convinzione che “l’educazione realizzi davvero il suo scopo solo quando permette alle persone di contribuire positivamente alla propria comunità.” Si occupa anche di valorizzazione delle competenze in ambito lavorativo e di leadership.
Abu Aisha, già Coordinatore dell Relazioni Internazionali dell’Università di Al-Aqsa, ha sempre sentito “la vocazione di essere sia un docente che un ricercatore”. Dopo la distruzione della sua università, ha deciso di sviluppare a Ca’ Foscari le ricerche che il conflitto aveva interrotto, legate all’innovazione.
Entrambi parteciperanno anche ad attività didattiche con studenti e studentesse, condividendo la loro esperienza professionale e personale.
La loro presenza a Ca’ Foscari si inserisce in un contesto più ampio di collaborazione e di sostegno alla popolazione palestinese: grazie aI progetto IUPALS - Italian Universities for Palestinian Students ideato dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, e con contributo dell’Ateneo, la studentessa Silvia Al Ama e lo studente Yazan Slaila potranno portare a termine i loro percorsi magistrali nella nostra università.
Per i due nuovi ‘visiting’ Alsayed e Abu Aisha, questa è molto più di una parentesi accademica: è un’opportunità per riprendere il proprio lavoro in un contesto sicuro, ma anche per mantenere viva la voce di una comunità universitaria segnata dalla perdita e dalla sofferenza.
Cosa vi ha spinto a scegliere Ca’ Foscari come istituzione ospitante? Quali attività o progetti avete in programma durante la vostra permanenza qui?
Alsayed: "La scelta di Ca’ Foscari è stata intenzionale e sentita. Ero già stato qui tre anni fa per un breve periodo, e quell’esperienza è bastata a convincermi che questo era il posto giusto per me. Ho trovato una comunità che unisce l’eccellenza accademica a un’autentica dimensione umana, dove collaborazione e rispetto convivono.
Durante la mia permanenza, mi concentrerò su tre ambiti principali: in primo luogo, sulla ricerca, portando avanti studi rigorosi che possano beneficiare delle risorse accademiche offerte da Ca’ Foscari; in secondo luogo, sull’insegnamento e sul mentoring, collaborando con studenti e studentesse e colleghi e colleghe; infine, su attività di divulgazione come workshop e seminari, per promuovere le competenze di ricerca, l’ambizione accademica e una maggiore consapevolezza della situazione educativa e umanitaria a Gaza."
Abu Aisha: "Ho iniziato ad apprezzare Ca’ Foscari quando ho scoperto il suo ambiente vivace e stimolante. L’invito del professor Simone Sibilio a tenere alcune lezioni qui è stato ciò che mi ha fatto conoscere più da vicino l’università, e da allora ho sentito che sarebbe stato il luogo ideale per dare continuità al mio lavoro.
Dopo che l’esercito israeliano ha distrutto l’Università di Al-Aqsa, ho sentito il bisogno urgente di salvare la mia carriera accademica e di ricerca, e Ca’ Foscari è stata la scelta più naturale e appropriata. I progetti e le ricerche che svilupperò a Venezia sono proprio quelli che il conflitto ha interrotto a Gaza. Sono arrivato in Italia con grande passione e con molte idee per ricerche innovative e valide, che finalmente posso sviluppare. Inoltre, avrò il piacere di insegnare agli studenti e alle studentesse del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea e della Venice School of Management, contribuendo anche alla vita didattica dell’università."
Quali sono state le vostre prime impressioni su Venezia, l’università e il dipartimento che vi ospita?
Alsayed: "Venezia non è semplicemente una città: la percepisco come una poesia, un luogo dove storia, bellezza e umanità si intrecciano. Quando sono venuto a Ca’ Foscari per la prima volta il soggiorno è stato breve, ma mi ha lasciato un segno profondo. Sapevo che sarei voluto tornare, non più come ospite di passaggio, ma come parte della sua comunità accademica. E ora che ci sono riuscito, ne sono orgoglioso.
Ciò che rende Ca’ Foscari speciale, per me, non è solo la sua reputazione, ma anche il suo spirito profondamente umano. Colleghi e colleghe mi hanno accolto con gentilezza e calore, facendomi sentire subito a casa. Ho percepito un autentico senso di collaborazione e rispetto reciproco che attraversa tutta l’istituzione. Venezia, poi, ha un fascino a parte. Ogni ponte, ogni canale, ogni riflesso racconta una storia. Le persone sono cordiali, disponibili e aperte, espressione della generosità che riconosco nello spirito italiano. Anche dopo un mese qui, posso dire sinceramente di non essermi mai sentito uno straniero. Se dovessi scegliere di nuovo, sceglierei ancora Venezia."
Abu Aisha: “Quando sono arrivato a Venezia, ne sono rimasto affascinato. Ho trovato una città viva, ricca di storia, di civiltà e di persone accoglienti. Mi considero fortunato a poter lavorare a Ca’ Foscari, che ha una grande reputazione accademica e una posizione che le conferisce una dimensione internazionale. Sono rimasto particolarmente colpito dall’accoglienza ricevuta dallo staff e dai colleghi e dalle colleghe dei due dipartimenti in cui collaboro: sono stati gentili, disponibili e sinceramente attenti. La loro umanità mi ha dato la certezza che, anche nelle situazioni più oscure come la guerra, esistono persone capaci di tendere una mano. Tutte le persone che mi hanno aiutato mi hanno dimostrato che la bontà e la solidarietà sono ancora vive.”
In un momento così drammatico per la Palestina, cosa significa per voi poter vivere un’esperienza come questa?
Alsayed: “Essere qui, in un momento così doloroso per la Palestina, ha per me un significato profondo. Questa opportunità rappresenta, in un certo senso, la possibilità stessa della vita: un passaggio dalla paura e dalla distruzione verso la sicurezza e la speranza. Non si tratta soltanto di un’esperienza accademica, ma di un percorso di sopravvivenza e rinascita, dopo aver affrontato difficoltà inimmaginabili a Gaza. In Italia, e in particolare a Venezia, ho ritrovato la mia fiducia nell’umanità e riscoperto la passione per la conoscenza e l’insegnamento. Tuttavia, la mia gioia non è completa, perché la mia famiglia è ancora a Gaza, esposta ogni giorno al pericolo e all’incertezza. Vivo sospeso tra la gratitudine per la mia sicurezza e il dolore per la loro sofferenza. La mia pace sarà vera solo quando anche loro saranno al sicuro.”
Abu Aisha: “In un momento così difficile per la Palestina, questa opportunità ha per me un significato enorme. Senza esagerazione, è proprio come se un eroe mi avesse tratto in salvo dalle macerie di Gaza per portarmi verso la speranza a Venezia, dove posso finalmente riprendere la mia carriera accademica e di ricerca.”
Che cosa sperate di condividere con le persone che incontrerete qui a Venezia? C’è qualcosa che vorreste far conoscere sulla vostra esperienza e sul vostro Paese?
Alsayed: "Non trovo parole sufficienti per esprimere la mia gratitudine, il mio affetto e il mio rispetto verso le persone di Venezia e dell’Italia. Mi avete dimostrato che nel mondo esiste ancora la bontà. Nella vostra compassione, nella solidarietà e persino nelle vostre lacrime sincere, ho riconosciuto il vero significato dell’umanità.
L’Università Ca’ Foscari ha avuto un ruolo importante nel rappresentare in modo autentico e giusto la realtà della Palestina, promuovendo valori di giustizia, solidarietà e dignità umana. Il vostro sostegno va oltre l’ambito accademico: è una presa di posizione morale e umana che riflette il lato più nobile dello spirito italiano.
Il mio messaggio, dal cuore, si riassume in tre punti: primo, siete anche voi parte della Palestina. Non appartiene solo a noi, ma è simbolo di fede, giustizia e resilienza umana. Starci a fianco significa stare con l’umanità intera, e per questo meritate di essere parte della nostra storia. Secondo, la vostra compassione fa la differenza: le vostre voci hanno superato i confini. È anche grazie alla vostra solidarietà che alcuni di noi, come me, hanno potuto trovare rifugio a Venezia durante la guerra. Vi chiedo di continuare a farvi sentire, perché anche le nostre famiglie possano raggiungere un luogo sicuro. Infine, la mia esperienza a Venezia è stata un cammino di serenità e rinnovata fiducia. Mi ha ricordato che nel mondo esiste ancora la luce, e che i semi di solidarietà che avete piantato stanno già cominciando a germogliare."
Abu Aisha: "Io e tutte le persone palestinesi siamo proprio come voi, amiamo la vita e l’umanità. Cerchiamo la pace con il mondo intero, rifiutiamo la violenza, ma allo stesso tempo non possiamo rinunciare ai nostri diritti.
La guerra ci ha fatto piangere molto, e le nostre lacrime non smettono di scendere. Abbiamo vissuto ogni forma di sofferenza. Ricordo quanto fosse difficile anche solo procurare un pezzo di pane per mio figlio e mia figlia. Non dimenticherò mai le notti trascorse abbracciati, io, mia moglie e i miei bambini, sperando che il prossimo missile israeliano non colpisse noi. Era un pensiero costante, e ogni volta ci aggrappavamo alla speranza che non fosse il nostro turno."
L’arrivo dei proff. Alsayed e Abu Aisha è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca con la Ministra Anna Maria Bernini, l'Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con il Ministro e Vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, l’Ambasciatore Italiano ad Amman, il Console Generale d’Italia Gerusalemme, la Protezione Civile Italiana e il Meccanismo Europeo di Protezione Civile, la Guardia di Finanza, le Scuole di Terra Santa e la Fondazione Giovanni Paolo II e la CRUI- Conferenza dei Rettori delle Università italiane.